Autoritratto come San Paolino, 1945, carboncino su carta, cm 44,5 x 31,5 firmato e datato in basso a destra “AC 1945”; scritta “studio” in basso a destra;

Dopo i successi ottenuti a livello nazionale nel decennio precedente, il tragico mutamento del contesto storico nei mesi successivi all’otto settembre 1943 segna il periodo che porta alla fine della guerra. Nel maggio del 1944, mentre le truppe alleate riuscivano a sfondare la Linea Gustav, cadevano le prime bombe americane in Versilia, soprattutto sul nodo stradale e ferroviario di Ponterosso, fra Pietrasanta e Seravezza, così da rallentare i movimenti delle truppe tedesche destinate al fronte meridionale. Già stremati da anni di sofferenze, gli abitanti furono così coinvolti direttamente nel conflitto e cominciarono a sfollare, lasciando le proprie case per incamminarsi verso le montagne, cercando rifugio da amici e parenti o affidandosi all’ospitalità degli abitanti. La Linea Gotica, sistema difensivo realizzato dai tedeschi nel 1944, costituì una barriera tra il Nord Italia occupato e il Sud già liberato. Nella provincia di Lucca, la linea fortificata si estendeva attraverso l’altopiano delle Pizzorne, la media valle del Serchio, le Alpi Apuane e il mar Tirreno. Durante l’estate del 1944, mentre le incursioni dei partigiani riuscivano a rallentare la costruzione delle fortificazioni, i tedeschi effettuavano rastrellamenti e violenze contro la popolazione versiliese, così da reciderne i legami con le formazioni partigiane. Per avere un maggiore controllo del territorio e isolare le sacche di resistenza, i nazifascisti decisero infine di evacuare completamente la Versilia dal 30 giugno, costringendo la popolazione ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare di spingerla, oltre il passo della Cisa, verso il Po. Nonostante le minacce e le distruzioni sistematiche, la stragrande maggioranza degli abitanti decise di rimanere nelle montagne versiliesi, cercando di sopravvivere nei borghi dove si poteva trovare rifugio in attesa dell’arrivo degli Alleati. Tutto il territorio ai piedi della Linea Gotica rimase terreno di scontro fino all’aprile del 1945.
Anche Catarsini fu costretto a sfollare con la famiglia a San Martino in Freddana, attraverso il Monte Magno, sulla via che da Camaiore va a Lucca. Qui, nel luglio del 1944, ricevette la commissione per “gli affreschi e le pitture del coro e del presbiterio” della chiesa parrocchiale. (1)
La grande composizione di San Martino è imperniata sulla figura centrale della Vergine che scende sulla terra per consolare gli afflitti, con le dolenti figure dei profughi e dei contadini che, ai lati, l’accolgono in preghiera. (2) Otto anni dopo il murale per la facciata della chiesa di San Giuseppe a Viareggio, egli torna a dipingere a fresco, dimostrandosi capace di misurarsi con le tecniche della pittura parietale nei grandi formati. Del complesso lavoro, oltre ai bellissimi affreschi, restano i bozzetti e i disegni preparatori, alcuni dei quali datati al 1945 e che probabilmente furono eseguiti o ripresi successivamente. Fra questi il cartone nel quale l’artista si effigia come San Paolino, forse realizzato ex post, riprendendo un precedente studio utilizzato per la conduzione dell’affresco. Intensamente modellato e chiaroscurato a carboncino, mostra il suo caratteristico profilo appuntito e un vistoso ciuffo di capelli sulla fronte.
L’autore, dunque, delega i propri lineamenti a un personaggio sacro come nella ritrattistica rinascimentale, assegnandogli un valore fortemente simbolico e integrandolo coerentemente nella scena. Nell’affresco, il santo protettore porge alla Madonna il Crocifisso e il modellino della città di Lucca. Le figure dei Santi Martino e Paolino non compaiono nel bozzetto preparatorio conservato nell’archivio del pittore. Al loro posto sono visibili due angeli in preghiera, disposti ai lati della Madonna che nel murale prenderà poi le sembianze della proprietaria del negozio di alimentari del paese che prestò i lineamenti per la bellissima figura di Maria, come si vede nello studio a carboncino esposto in mostra. Nella struttura simmetrica della composizione, mantenuta anche nella redazione conclusiva, la tradizionale iconografia sacra è combinata con elementi figurativi fortemente innovativi.

  1. Cronistoria paesana, in Archivio parrocchiale di San Martino in Feddana, nota del luglio 1944.
  2. L’affresco è stato restaurato da Marco Cigolotti nel 2006. Si vedano anche Pucci 2021, pp. 101-119 e R. Bona, Dalla darsena alla linea gotica, in Alfredo Catarsini 2022, pp. 40-43.

Esposizioni recenti: Lucca, Alfredo Catarsini 2022.