Case bombardate, 1945 ca., olio su tela, cm 50 x 70, firmato in basso a sinistra; sul verso autentica e talloncino dell’Antologica di Palazzo Strozzi, Firenze 1981.

In occasione della mostra del 1999, Antonella Serafini propose l’identificazione del luogo ritratto in questo dipinto con una veduta della Piazza Grande di Viareggio, dominata dagli edifici sventrati dalle bombe e oggi dedicata a Pietro Nieri ed Enrico Paolini, un calafato e un marinaio uccisi dai fascisti il 16 maggio 1921. (1) Viareggio, infatti, dal novembre 1943 fu frequentemente e pesantemente bombardata e, soprattutto a partire dal maggio 1944, furono colpite la stazione ferroviaria, il cavalcavia, il porto e le fabbriche. Anche dopo la liberazione la città rimase esposta al cannoneggiamento delle truppe tedesche.
Il dipinto, non datato, è confrontabile con altre opere e disegni di analogo soggetto e va probabilmente collocato nel periodo successivo alla Liberazione, quando Catarsini ritornò a Viareggio dopo lo sfollamento in Val Freddana. I colori luminosi e brillanti, infatti, sono gli stessi che il pittore aveva cominciato a utilizzare per gli affreschi di San Martino e che acquistava a Firenze. Anche la visione della città distrutta alle spalle della Vergine è confrontabile, per soggetto e conduzione pittorica, con la città in rovina dell’affresco, che in questo olio riappare come trasfigurata. Per sottolineare questa metamorfosi, l’artista si affida a macchie diluite di colore, che sfumano i contorni e addolciscono le ancor solide volumetrie delle case, come se nello sfaldarsi della luce vo- lesse attutire le ferite delle rovine e, ostinatamente, cercasse di riaffermare la bellezza e la poesia di una città che sopravvive e resiste all’incubo della guerra. In Catarsini il vero non è solo quella che si vede, ma è soprattutto quello che lui sente e che esprime anche attraverso deformazioni e trasfigurazioni della realtà.
In questa veduta, Viareggio in rovina appare il riflesso spettrale della città che verrà cantata da Mario Tobino: “C’è una piazza a Medusa (Viareggio) che da tutti vien chiamata Piazza Grande, anche se possiede un altro nome. È a forma di un quadrato; antichi platani si ergono lungo i suoi lati. Le case intorno sono basse, a un solo piano, tinte di quel colore grigio, senza illusioni, che a volte sembra l’emblema della Toscana. (…) È la piazza più antica del paese e all’inizio del Novecento, quando Medusa era soltanto abitata da marinai, calafati e pesca- tori, nelle solenni festività di Natale e Pasqua era densa di capannelli, formati da uomini che del mare sapevano tutto, l’amavano e lo temevano, marinai esperti e coraggiosi, ascoltati dai giovani nel più profondo silenzio. (…) I platani di Piazza Grande nella stagione fiorita sono gravidi di foglie splendenti di verde; d’inverno hanno avambracci e dita contorte verso il cielo e il color pallido, le nude gibbosità, ricordano membra di poveri”. (2)

  1. Alfredo Catarsini 1999. 2. Tobino 1962, pp. 11-12.

Esposizioni recenti: Viareggio, Alfredo Catarsini 1999; Lucca, Alfredo Catarsini 2022.