Natura morta con bottiglia di seltz, 1946, olio su tela, cm 35,5 x 45,5, firmato e datato in basso a destra “A. Catarsini/ 1946”. Timbri al verso: autentica e Antologica Palazzo Strozzi del 1981 / “Natura morta”.
Durante i primi mesi del dopoguerra, il pittore ritorna ai quadri di paesaggio e di figura, cioè a quei soggetti che ne avevano precedentemente caratterizzato la carriera e il successo, anche esponendo alle rassegne locali, come la Prima Mostra d’arte a Viareggio nell’agosto del 1945 e la Mostra Provinciale d’arte della Società Belle arti di Lucca dell’autunno successivo. Nello stesso periodo, cominciano però ad apparire anche le prime prove di quel linguaggio originale, da lui denominato più tardi Riflessismo, con il quale dipingeva gli oggetti e i quadri appesi alle pareti del suo studio, scomposti e ricomposti nel riflesso tra diversi piani e prospettive.
Catarsini, infatti, fu segnato dal clima di sperimentazione figurativa dell’immediato dopoguerra, nel quale emergevano istanze di rinnovamento culturale e linguistico. Egli rispose dalla sua Viareggio realizzando questi dipinti nati dall’osservazione dei riflessi dell’ambiente nei vetri dei quadri. Lo ricorderà anni dopo alla nipote confidandole che: “osservando un quadro appeso a un muro dello studio notai che nel vetro di protezione si rifletteva quello che c’era intorno e così sul dipinto la composizione si arricchiva di altre forme sovrapposte (…)”. (1)
In questa breve ma significativa fase, caratterizzata da sperimentali composizioni di prospettive inedite della realtà, Franco Solmi coglierà la “ricerca dell’ambiguità” e il carattere di “esperienza sul fantastico quotidiano” nella quale l’artista approda a una pittura “riflesso riflettente, specchio dell’immagine e immagine dello specchio”. Nel 1981, sarà proprio l’artista viareggino a sottolineare, citando Breton, l’importanza dello “scavare con profondità le cose che ci ricordano, che ci interessano”, aggiungendo che questo “nuovo modo di osservare il mondo” attraverso oggetti riflessi sui vetri di un quadro produrrà, se inclinato, “prospettive alberate, stravaganti” non astratte ma risultanti da una realtà riflessa. (2)
In fondo, Catarsini dipinge sempre ciò che vede e queste opere riflettono in modo straniante il suo modo di sentire la realtà e di deformarla in modo da renderla più profonda e vera, anche riflettendo sul suo stesso operare, nel microcosmo del suo studio dove i quadri si sovrappongono e si intersecano in un incessante dialogo interiore, interrogandosi costantemente sul senso e il significato delle proprie creazioni.
Questa Natura morta rende anche evidente il rinnovamento della sua tavolozza, avvenuto tra 1944 e 1945, caratterizzato dai forti contrasti tra colori luminosi e saturi, i blu e gli arancioni, i verdi e i gialli. Durante lo sfollamento a San Martino, infatti, il pittore aveva iniziato ad acquistare a Firenze quei colori di cui si servirà anche dopo la Liberazione.
- Martinelli 2021, p. 72.
- F. Solmi, La strutturazione dell’immagine di Alfredo Catarsini, in Alfredo Catarsini 1982 e Antologica 1983. Confidenze di Alfredo Catarsini, in Alfredo Catarsini 1981, pp. 6-7.
Esposizioni recenti: Forte dei Marmi, Esplorazioni 2021.