Simbolismo meccanico, 1973, olio su cartone, cm 40 x 30, datato e firmato in basso a destra “1973/ A. Catarsini”.

In questa creazione del 1973 elementi semi-informali, dischi dentati e linee convergenti verso improbabili fuochi prospettici proiettano la dialettica fra uomo e macchina su un piano quasi biomeccanico in una alchimia di simboli che rende evidente la convinzione di Catarsini che l’arte sia, cioè, “più forma che contenuto”. (1) Suggestioni surreali e residui simbolici del reale, fra realtà e immaginazione danno vita a una sorprendente dialettica rivelando una dimensione inconscia che affiora attraverso la logica del colore, del giallo che si addensa in strutture geometriche e del rosso che informa elementi tubolari vagamente biologici.
L’inedito linguaggio artistico sembra così divenire quasi pretesto per porgere tessiture cromatiche larghe e corpose, costruite sui consueti e rigorosi telai geometrici attraverso pennellate veementi o velature trasparenti. La scelta dei colori è perfettamente coerente con quella che si apprezza in alcuni suoi dipinti figurativi, con tonalità luminose di rosso e di giallo a risaltare su fondi scuri e cupi, insieme alle trame di bianco, nella vibrazione di una materia che si fa però natura organica, dando vita a un sistema di relazioni che ha qualcosa di fisiologico.

  1. A. Serafini, L’intervista, in Alfredo Catarsini 1991, p. 34.