Ulisse, 1950, olio su compensato, cm 70,5 x 99,5, firmato e datato in basso a destra “1950/ A. Catarsini”.

Il 1950 è un anno fondamentale per Catarsini, sia per quanto riguarda il percorso espositivo sia per quanto concerne la sua attività artistica. Alla Terza Mostra Interprovinciale del Tirreno di Lucca la giuria, composta da Felice Casorati, Raffaele De Grada e Publio Morbiducci, segnala il suo Sede di canottieri. Lo stesso anno espone il dipinto Le sartine al Premio Nazionale di pittura Città di Gallarate, nato per costituire la Civica Galleria d’Arte Moderna, partecipa alla Mostra Nazionale di pittura Golfo della Spezia e al IV Premio Nazionale Michetti a Francavilla al mare.
Alla XXV Biennale di Venezia il suo Cantiere, venne ammirato anche da Carlo Carrà che commentò positiva- mente il suo lavoro, raccomandando di prestargli molta attenzione e aggiungendo che “la sua pittura avrà certamente un seguito culturale, artistico, collezionistico”. La Biennale di quell’anno ospitava una retrospettiva su Viani per la quale l’artista pubblicò una nota sulla rivista Ausonia. (1)
Alla sua personale lucchese, Michele Biancale colse la relazione della sua pittura con quella di Viani, sottolineando che dalle tele del primo emerge però una Viareggio “meno mistica e meno drammatica, meno patetica e apocalittica” di quella del secondo” e “più tranquilla, serena, accogliente”. (2)
Questo giudizio conferma come le sue scelte per le esposizioni pubbliche tendessero a privilegiare dipinti più in sintonia con i gusti del pubblico, meno sperimentali e drammatici rispetto a un altro versante della sua produzione figurativa, ben rappresentata da questo Ulisse, dipinto nel 1950, che lascia emergere invece la vena neoespressionista del pittore e le radici espressive vianesche, seppur aggiornate alla luce di un nuovo realismo. L’eroe omerico appare con le sembianze di un vàgero, un vagabondo naufragato su una spiaggia versiliese tra i relitti lasciati dalla mareggiata, come se il mare l’avesse abbandonato dopo aver “straccato”.
L’irsuta forma umana si aggira smarrita sulla rena, tra le pennellate di colore, tra i segni e le tracce di una pittura tanto rapida quanto efficace nell’esprimere l’ansia dell’uomo gettato nel mondo, alla ricerca del senso del proprio essere nella natura.
Ulisse è opera emblematica di un periodo in cui l’autore si muove nell’orizzonte artistico europeo cercando nuove vesti pittoriche, anche esprimendo le proprie inquietudini attraverso una scrittura deformata, come se la realtà fosse sottoposta a una pressione interiore che intende manifestare la carica esistenziale attraverso la forza del segno.

  1. Catarsini 1950. Sul giudizio di Carrà si veda Antologia critica, in Antologica 1983 e Biografia, a cura di C. Menichini, in Catarsini 2021, p. 137. A. Catarsini, Il cantiere, 1950, Collezione privata. Infra p. 53.
  2. Biancale 1950.

Esposizioni recenti: Firenze, Forte dei Marmi, Alfredo Catarsini 2021; Forte dei Marmi, Un incontro inaspettato 2022.