Il Cammino di Catarsini attraversa e descrive i luoghi pucciniani

L’opera di Catarsini del 1944 dipinta nella villa Puccini di Chiatri

“LA CROCETTA” DI ALFREDO CATARSINI

Alfredo Catarsini, La Crocetta, 1944, olio su tela, cm 60×73, Collezione privata

In primo luogo, mi preme ringraziare la carissima Elena Martinelli, che ha creato l’occasione per ricordare una pagina significativa della storia della mia famiglia, Zammit-Parra, una pagina straordinaria ma, al tempo stesso, ancora, a oggi, piuttosto dolorosa.

La meravigliosa opera “La Crocetta” di Alfredo Catarsini rappresenta per noi un ricordo unico e di profondo valore affettivo legato alla villa Puccini di Chiatri e alla nostra famiglia e va a toccare corde delicatissime del passato e della nostra storia.

DESCRIZIONE DELL’OPERA

Intitolerei il quadro “La Crocetta”, perché così i Chiatresi chiamano quel luogo, ovvero un crocevia con quattro strade, di cui la principale porta alla villa Puccini (che non si vede nel quadro), una alla bottega, un’altra alla chiesa e infine, la quarta conduce ad una frazione che si chiama “Le Valli”.

A giudicare dal cielo plumbeo e dagli alberi sulla destra in alto privi di foglie, si direbbe che il paesaggio sia autunnale o invernale. La data 1944 è in basso a sinistra. La villa Puccini non si vede ma è circa cento metri a sinistra della crocetta.

Partendo dalla mula a destra in basso e risalendo con una leggera curvatura della strada sterrata e del muro di cinta verso la chiesa fino al recinto del piccolo cimitero, per poi continuare verso i tre alberi disposti sapientemente alla giusta distanza, si ha un cerchio perfetto (cerchio=perfezione).

La circolarità si nota anche nel semicerchio in basso a sinistra. La croce è “illuminata” da un raggio perpendicolare, che nasconde parzialmente il lato dell’edificio della scuola, che è di dimensioni più grandi in tutto il quadro (la cultura in primis).

Sul tetto della scuola, accanto al camino, spicca una piccola pennellata rossa che potrebbe alludere a un “segnale” o a qualcosa di simile (forse un riferimento ai partigiani nascosti nella villa?…Chissà!). Che dire poi, per concludere, delle infinite sfumature di verde e delle macchie di luce bianca dietro gli alberi, che fanno da sfondo al quadro? Ricordano “La quiete dopo la tempesta” o anche “L’infinito”, di leopardiana memoria, e richiamano, in tal modo, la luce ‘eterna’ della croce. Un capolavoro.

STORIA DELL’ACQUISTO DELLA VILLA PUCCINI DI CHIATRI DA PARTE DELLA FAMIGLIA ZAMMIT – PARRA

La villa Puccini venne acquistata dai miei nonni durante la Seconda guerra mondiale, ovvero nel 1940/1941, come risulta dal definitivo contratto di vendita stipulato dal Notaio Lapo Lapi davanti al quale si presentarono i Signori Antonio ed Elvira Puccini (venditori) e i Signori Giovanni Zammit e Giovanna Scardigli in Zammit (compratori).

Dopo la morte del Maestro Puccini, avvenuta, come è noto, nel 1924, il figlio Antonio e la moglie del Maestro, Elvira, cercavano disperatamente di vendere la villa di Chiatri, che stava man mano deteriorandosi perché i due, ma soprattutto la gelosissima Elvira, odiavano letteralmente questa bellissima dimora che, secondo le parole stesse di Puccini, gli era costata “un occhio della testa” perché, oltre alla caccia ai germani e alla possibilità di lavorare alle sue opere, il Maestro invitava qualche bella signora a trascorrere qualche giorno in, diciamo così, piacevole compagnia.

A questo si aggiunga il fatto che si diceva che la villa fosse abitata dagli spiriti, diceria alimentata anche dall’Elvira, che pagava alcuni giovani della zona perché di notte, vestiti da fantasmi, facessero dei rumori strani con delle pentole.

Ho conosciuto personalmente alcuni di questi giovani, fra cui un nostro anziano contadino, che confermavano questa leggenda. Sembra che Puccini si arrabbiasse così sentitamente da esclamare: “Mi volete far odiare la villa dei miei sogni!”

Tornando a noi, ho citato anche il cognome di mia nonna (Scardigli) perché suo padre, Pilade Scardigli, piccolo imprenditore della seta a Firenze e grande amante della musica e di Puccini in particolare, aveva sentito dire che vendevano la villa di Chiatri a buon prezzo.

Mandò a trattare mio nonno Gianni (Giovanni Zammit), suo genero, che da buon affarista maltese concluse la trattativa in quattro e quattr’otto. E così, in un periodo assai difficile, causa la guerra, la villa venne subito sfruttata come “rifugio” per parenti, bambini e amici.

Io sono stato portato a Chiatri quando avevo poche settimane di vita, sono nato a Roma nel 1942, dove mio padre, Professor Mauro Parra, era giovane assistente di ruolo in Clinica Chirurgica dell’Università di Roma.

Negli anni della guerra, passarono lunghi mesi in cui, mi si dice, successero molte cose, soprattutto un via vai di uomini, che fuggivano dai tedeschi e si rifugiavano in varie case dei paesi vicini e anche nella villa.

Mio padre, che era una persona, oltre che un medico, di spiccata umanità, ha curato i feriti che si presentavano alla villa. La nostra cara e affezionata tata Alda ricordava, mentre negli anni a venire spianava gli gnocchi di patate sul grande tavolo di marmo della cucina, che su quello stesso tavolo, durante la guerra, il “Professore”, come lo chiamava sempre lei, eseguiva delicati interventi chirurgici.

Tra l’altro mio padre, che, oltre a essere un abile chirurgo, era anche un finissimo e appassionato restauratore, ha diretto colossali lavori sulla villa, durante i cinquanta anni in cui la dimora è stata di proprietà della famiglia Parra.

Io stesso, che ho amato con passione viscerale questo luogo magico, fonte per me di intensa ispirazione lirica, ho contribuito a prendermi cura della casa con ulteriori lavori di conservazione, tanto che i Chiatresi mi chiamavano “Antonio della villa”.

La villa, purtroppo, è stata in seguito venduta nel 1990 da mia madre, Maria Luisa Zammit in Parra, ed è attualmente di proprietà di un avvocato milanese.

ALFREDO CATARSINI OSPITE NELLA VILLA PUCCINI A CHIATRI

Nel 1944 i miei nonni materni ospitarono Alfredo Catarsini, non ho mai saputo attraverso quale canale.

Fatto sta che, negli anni della Seconda guerra mondiale, si ritrovavano sfollati nella villa di Chiatri alcuni personaggi che via via si alternavano e davano lustro alla dimora “preferita” del maestro (come ebbe a definirla la nipote di Puccini e figlia di Antonio, Simonetta, in una visita che volle farci negli ultimi anni in cui eravamo ancora proprietari).

Il Catarsini, che molti lo ricordavano come un bell’uomo, alto e con i capelli fluenti, spesso si aggirava per Chiatri in maniche di camicia, quando era possibile dipingeva e, per sdebitarsi dell’ospitalità o forse per lasciarci un suo ricordo, dipinse quel bellissimo quadro che rappresenta “La Crocetta”, ovvero il crocevia di quattro strade, una delle quali, come dicevo, porta alla frazione “Le Valli”.

La frazione “Le Valli” è così chiamata perchè conduce alle Valli Lunghe, che è una vecchia strada micidiale per la discesa e le cosiddette giratine, in fondo alle quali si arriva alla “capanna”, una sorte di “garage”, dove Puccini lasciava la carrozza e, in un successivo momento, anche le automobili, per poi salire a Chiatri.

Il Comune di Lucca farà dono al Maestro del tratto di strada che dalla “capanna” porta su fino alle Valli e poi alla villa.

Proseguendo per la strada delle Valli Lunghe in direzione Lucca, si incontra un bivio; verso destra si arriva a Maggiano e verso sinistra, facendo un giro più lungo, si rasenta la Certosa di Farneta.

La Certosa, com’è noto, nel settembre del 1944, in seguito alla ritirata delle SS tedesche, fu teatro di un efferato eccidio. Catarsini era sfollato a San Martino in Freddana.

L’eco dell’eccidio di Farneta si diffuse rapidamente nella zona e molti dei cosiddetti “sfollati” si sentirono in pericolo e si rifugiarono nei posti più sicuri, fra cui la villa Puccini, che aveva una stanzetta che non compariva nella mappa della casa, una specie di bunker con un grande armadio che copriva interamente la porta.

L’armadio era uno dei guardaroba dei vestiti di Puccini, che era notoriamente un elegantone!

E il nostro Catarsini? A giudicare dal quadro, in cui abbiamo un paesaggio autunnale, si può dedurre che, nei mesi autunnali del 1944, fosse ancora a Chiatri, uno dei rifugi più sicuri anche per l’idea (geniale) di mia madre di trasformarsi in crocerossina che si prendeva cura di un bel numero di bambini…

Fra l’altro mia madre conosceva anche un po’ di tedesco, che le permise di recarsi con serio pericolo al comando delle SS di Bozzano. Una volta arrivata al comando, si trovò di fronte un giovane comandante, che aveva incontrato qualche anno prima al mare a Levanto, che la riconobbe e ordinò ai suoi di prendere quella mula che si vede nel quadro di Catarsini ma concedendole in cambio un ciuco (meglio che nulla), che venne chiamato Marco.

Intanto quella crocerossina che con piglio, intraprendenza e coraggio era mia madre, per difendere quella mula dipinta in modo eccellente da Catarsini, si recò al comando delle SS di Bozzano, scortata da due tedeschi.

Lungo la strada uno dei due imbracciò il mitra e sparò in direzione di mia madre (gli spari si sentirono da Chiatri, tanto che tutti pensarono che fosse stata ammazzata). Per sua fortuna l’altro tedesco dette una manata all’arma del compagno e deviò i colpi.

A proposito di mitra, mia madre mi ha sempre raccontato un altro episodio che mi riguarda direttamente. Una mattina la villa fu circondata da una decina di tedeschi, che avevano con tutta probabilità avuto una “soffiata” sulla presenza di partigiani all’interno della stessa. Ad un certo punto, uno dei tedeschi mi prese in braccio e, insieme agli altri soldati, incominciò a mitragliare tutte le grandi finestre della casa dicendomi qualche cosa in tedesco con una sarcastica risata (ovviamente io non capivo nulla…avevo solo due anni!).

Il quadro “La Crocetta”, secondo quanto mi diceva mia madre, era stato fatto appositamente da Catarsini per lasciare un segno tangibile della sua permanenza a Chiatri, ovviamente, a mio parere, per sdebitarsi dell’ospitalità.

L’opera ora fa bella mostra di sé a Firenze, a casa nostra, nella stessa posizione in cui era a Chiatri, sulla parete sinistra appena si entrava nel salone “scenografico”.

Per noi “La Crocetta”, prima che l’opera di un grande pittore, quale Alfredo Catarsini era, resta l’immagine interiore ancora viva di un passato che sfuma fra le pennellate di ricordi incantevoli, che echeggiano, nelle nostre anime, come indelebili arie pucciniane.

Professor Anton Ranieri Parra

Viareggio, 18 Marzo 2024