CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

 10 – PERCORSO DA FORTE DEI MARMI A VIAREGGIO

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Vittoria Apuana

Villa Bertelli è nella piccola frazione di Vittoria Apuana nata alla fine del 1800 quando nei territori incolti del luogo fu aperta una fabbrica di materiali esplosivi per usi civili destinati alle vicine cave di marmo. Dopo diverse traversie e incidenti, la fabbrica fu acquistata dalla società milanese SIPE, che acquistò anche molte aree circostanti, per costruire abitazioni per i dipendenti. Fu realizzato anche un pontile per il trasporto via mare ed un piccolo cantiere navale e una villa per la direzione ora Villa Bertelli.

Il percorso segue il lungomare verso sud. Da segnalare però che facendo una piccola deviazione verso nord è possibile raggiungere l’Oasi WWF Dune di Forte dei Marmi, una meravigliosa oasi naturalistica protetta dal WWF. La zona è sempre accessibile a qualsiasi ora del giorno, ma è possibile partecipare anche a visite guidate per conoscere tutti i suoi segreti e le sue caratteristiche. Quest’area conserva ancora l’antico paesaggio naturale della Versilia, prima che lo sviluppo turistico-balneare ne cambiasse completamente l’aspetto. L’area, che si estende per circa 3 ettari, ospita diverse specie di fauna e vegetazione locale.

Tornando sul percorso, proseguendo verso il centro di Forte dei Marmi, incontriamo il famoso Pontile, senza dubbio uno dei simboli del paese, da cui si ammira un panorama unico: arrivando alla fine del Ponte, come viene chiamato affettuosamente dai fortemarmini, ci si sente immersi nel blu del mare e volgendo gli occhi ai monti ci ritroviamo protetti dall’abbraccio delle Alpi Apuane, del Monte Altissimo, del Corchia e della Pania della Croce.  Fabio Genovesi, famoso scrittore fortemarmino scrive: “Noi gente di Forte dei Marmi, senza il pontile perdiamo l’orizzonte”.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, venne bombardato e distrutto, fu poi ricostruito in cemento armato ed è così che è giunto fino a noi con i suoi 275 m di lunghezza e il suo fascino d’antan.

Proseguendo il nostro cammino verso Viareggio si passa di fianco ad uno dei luoghi più famosi di Forte dei Marmi: La Capannina. Il locale fu aperto nell’agosto 1929, da Achille Franceschi, albergatore del posto, che allestì un capanno sulla spiaggia sistemando tavolini, un bancone per servire bevande e un grammofono a manovella.

Si dice che Franceschi abbia fondato il locale per giocare a carte con gli amici e passare delle ore piacevoli in loro compagnia. L’origine del nome sarebbe dovuta alla frase “Bello questo posto, sembra proprio una capannina” detta a Franceschi da una sua amica contessa.

Il locale ebbe un grande successo fin dall’inizio. Presso la Capannina si ritrovavano nobili e intellettuali che erano ospiti fissi per l’aperitivo prima del tramonto. Italo Balbo amava planare con il suo idrovolante direttamente davanti al locale e fu tra i primi a sorseggiare il famosissimo cocktail Negroni (un cocktail nato nei bar fiorentini circa 100 anni fa e chiamato “un Americano alla maniera del conte Negroni”). In breve La Capannina divenne uno dei più prestigiosi ritrovi dell’Italia estiva.

Negli anni del boom economico, il locale ospitò spettacoli degli artisti nazionali e internazionali più in voga ed ebbe come ospiti tutto il jet set dell’epoca.

La Capannina di Forte dei Marmi ha il primato come locale da ballo con ristorante più antico del mondo e, pur avendo cambiato proprietari, non ha mai cambiato nome dall’apertura.

Camminando sul lungomare arriviamo al Parco della Versiliana che si estende tra gli agglomerati urbani di Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta, autentico polmone verde del litorale versiliese. Il Parco è costituito da un ingente patrimonio forestale in grado di offrire una straordinaria ricchezza dal punto di vista naturalistico ed ambientale, dalle zone delle antiche dune in cui vegetano lecci e pini e il sottobosco fittissimo e cupo, alla assolata radura dove con un po’ di fortuna si può scorgere l’elegante upupa. Dal suggestivo Fosso Fiumetto ricco di cannuccia e animati da tartarughe e gallinelle d’acqua, al bosco misto a foglie caduche così vario nel ciclo stagionale o al più inaspettato paesaggio semipalustre delle lame, le ultime rimaste nella Versilia settentrionale. Il Parco è l’unica testimonianza in Versilia dell’antica Macchia di Marina, una selva di querce, lecci e ontani che si estendeva lungo il litorale dalla località di Cinquale a quella di Motrone.

Nel 1785-86 sul fosso Fiumetto fu costruito per esigenze militari il ponte ancora oggi denominato ‘Ponte del Principe’ in onore del Granduca.

Agli inizi del XIX secolo sui suoli arenosi formatisi per il ritiro del mare vennero effettuate semine e piantagioni di pini domestici, a formare una barriera frangivento per proteggere il bosco interno. Risulta questa la prima attestazione dell’introduzione artificiale in quest’area del pino domestico o da pinoli.

Nel corso dell’Ottocento i conti Digerini Nuti divennero proprietari di alcune porzioni di terreno situate in prossimità della foce del Fiumetto, dando luogo ad una vasta tenuta signorile e nel 1886 vi fecero costruire la loro Villa padronale, denominata La Versiliana dallo scrittore Renato Fucini, spesso ospite dei proprietari. Frequentata soprattutto come residenza estiva, la dimora era prospiciente il mare e ai primi del Novecento era dotata di un imbarcadero su palafitte.

Nel 1906 vi soggiornò Gabriele D’Annunzio, che amava cavalcare tra le dune assolate e lungo la battigia, ma apprezzava anche il paesaggio fresco e riposante a ridosso dell’arenile dove “la macchia è attraversata da larghi viali soffici su cui si galoppa senza rumore, come in sogno”.

In seguito ad accordi tra i proprietari e il Comune di Pietrasanta, dal 1951 si svolsero per circa dieci anni le prime rappresentazioni estive in un teatro all’aperto allestito all’interno della tenuta. Il 24 giugno 1980 la tenuta fu acquistata dal Comune di Pietrasanta e destinata con il medesimo atto a Parco Pubblico. Da allora questo suggestivo spazio naturale ospita ogni estate il Festival La Versiliana ed è fruito per attività salutistiche e ricreative.

Tre itinerari ‘Un bosco per noi’, ‘Percorso vita policrosalus’ e ‘Versiliana bike’ consentono, ciascuno con le proprie peculiarità, di conoscere ed apprezzare l’area nel rispetto e nella salvaguardia delle risorse ambientali. Allo scopo di divulgare la conoscenza dei principali caratteri della flora e della fauna del Parco dal 2001 è presente ogni anno durante il periodo estivo nei mesi di luglio ed agosto l’iniziativa IterNatura, una serie di escursioni naturalistiche guidate gratuite, dirette al vasto pubblico dei cittadini e degli ospiti.

Finito il Parco della Versiliana si attraversa la località Fiumetto. Il nome della località deriva dal fiume che scorre nella zona, peraltro classificabile come un piccolo fosso, vista la portata minima. La sua storia non è molto antica, sebbene il territorio dove sorge sia stato insediamento romano. Questa zona fu oggetto di scontri, assedi e conquiste da parte di Pisa, Firenze, Genova e Lucca.
 Nel XVIII secolo Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena creò il Vicariato di Pietrasanta in cui fu inserito Fiumetto.

Dopo il periodo napoleonico, il granduca Leopoldo II avviò una seconda opera di bonifica nella pianura litoranea di Fiumetto. Nella zona più interna, fino all’età moderna e contemporanea, i corsi d’acqua e il tipo di vegetazione rendevano, infatti, il Fiumetto una palude umida e malsana. Grazie agli interventi di bonifica iniziarono a spuntare i primi arbusti, e da lì ebbe origine la Macchia mediterranea costiera.
 La macchia era una vasta distesa verde composta da querce, ontani e lecci, che si estendeva per una lunghezza di 9 chilometri circa, dal Cinquale fino a Motrone. I pini furono introdotti dall’uomo a fine Ottocento e furono alla base della nascente industria del pinolo.
Con l’istituzione dei comuni, Fiumetto fu inserito in quello di Pietrasanta.
 La zona costiera è caratterizzata, come la fascia circostante, da coste basse e sabbiose formate grazie all’accumulo di sedimenti alluvionali e disseminate di dune. Tale fenomeno si bloccò alla fine dell’Ottocento per motivi di natura fisica e umana: l’erosione della costa da un lato e l’edificazione di stabilimenti balneari dall’altro.

Proseguendo arriviamo a Tonfano, all’origine “Tonfalo”, è una delle quattro località in cui è suddivisa la frazione di Marina di Pietrasanta, insieme a Fiumetto, Le Focette e Motrone. Il nome deriva dal fiume che scorreva nella zona e che fu poi interrato. Il fiume veniva alimentato dalle “polle di Vaiana” ossia le sorgenti poste nei pressi della località Caranna, a Forte dei Marmi: da lì, il fiume Tofalo procedeva parallelamente all’attuale “Fiumetto” che scorre nell’omonima località, per poi dirigersi verso sud in quella che è l’attuale Via Tonfano.

Tonfano fu, nel XIX secolo, la prima meta di insediamento fra le quattro località di Marina di Pietrasanta. I primi abitanti furono pescatori, che si insediarono presso la foce del fiume. Successivamente, anche coloro che possedevano già dal Settecento terreni nella zona costruirono ville e case vacanza dove si recavano nei mesi estivi per godere delle cure dei bagni di mare, moda dell’epoca. Dopo la prima guerra mondiale, Tonfano divenne una stazione turistica a carattere balneare.
 Durante la seconda guerra mondiale, il piccolo pontile in legno che caratterizzava la zona, fu fatto saltare in aria dai tedeschi, spaventati dall’idea che potesse fungere da scarico merci. In seguito i soldati americani si stabilirono a villa Rebua e villa Battelli, dove riuscivano a monitorare gli atterraggi dei piccoli aerei che fungevano da ricognitori sulla Linea Gotica.
 Questa pista di atterraggio fu creata proprio interrando il tratto del fiume Tonfano che passava per quella zona. Sparito il fiume, venne distrutto anche il ponte che collegava viale Carducci a via Versilia e sul quale passava la linea tranviaria.  Il territorio di Tonfano, come quello delle zone limitrofe, era all’origine una palude. Le prime opere di bonifica si ebbero nel Cinquecento ad opera di Cosimo I, poi in seguito si effettuarono ulteriori bonifiche sotto Leopoldo II. La principale attrazione di Tonfano è il pontile: costruito a scopo turistico e ricreativo inaugurato nel 2008. Sul pontile sono collocate varie sculture, in onore alla vocazione artistica della città di Pietrasanta; termina in una piazza decagonale che ha al centro una sontuosa fontana.

Fosso Motrone

A sud della frazione di Tonfano si trova il fosso Motrone, che sfocia in mare. Il fosso Motrone delimita la Versilia storica a sud mentre a nord è delimitata dal fiume che attraversa Seravezza. Oggi si definisce Versilia tutta la fascia costiera fino a sud di Viareggio.

Anticamente era un porto sullo sbocco del fiume di Seravezza, appellato Fosso delle Prade o Fiumetto, già Fiume Vecchio della Versilia. È stato abitato dai Longobardi e le prime notizie certe sul porto risalgono al 1084. Nel 1159 fu costruita dai Lucchesi una fortezza in pietra in seguito distrutta dal Barbarossa nel 1162 su richiesta dei pisani. I Lucchesi con l’appoggio dei Genovesi ricostruirono il forte, in cambio, ai Genovesi furono concessi alcuni magazzini nel porto. A Motrone arrivava il sale trasportato dalle navi genovesi e destinato alla città di Lucca. La fortezza per quasi quattro secoli fu oggetto di continue liti fra Firenze, Pisa e Lucca per diversi secoli. Nel 1403 il Fiorentini ottennero dai Lucchesi la possibilità di usare il Porto di Motrone. Da allora le più illustri famiglie mercantili fiorentine lo resero luogo di fiorenti scambi, grande era la varietà di merci che vi sbarcavano in arrivo e partenza da tutto il Mediterraneo ed oltre, dato che le rotte erano dirette addirittura verso il Nord Europa. A seguito della divisione dei territori dovuta al lodo Leone X del 1513, Motrone passò dai lucchesi ai fiorentini; anche a questo si deve successivamente lo sviluppo della città di Viareggio che era rimasto l’unico sbocco al mare della Repubblica di Lucca.

Il declino di questo snodo iniziò quando Firenze decise di sviluppare il porto di Livorno, più difendibile dalle milizie fiorentine che non dovevano attraversare le zone malariche presenti mentre la definitiva fine del porto furono le bonifiche del XVII secolo che interessano tutto il comprensorio pianeggiante con deviazione di canali che causarono l’innalzamento del fondo del porto ed il declino definitivo del traffico mercantile.

L’attività del porto di Motrone si concluse nel 1813, quando la fortezza fu distrutta dagli inglesi. Le pietre del forte furono riutilizzate per la costruzione delle cateratte di Motrone ed oggi dell’antico forte non rimane che una porzione di muro inglobato in una casa.

Proseguendo troviamo un locale che fece la storia musicale e mondana degli anni d’oro della Versilia del dopoguerra: La Bussola di Sergio Bernardini che aprì il locale nel giugno del 1955.  Uomo di spettacolo, geniale e dinamico già dal 1948 gestiva con successo diversi locali da ballo a Viareggio: la Capannina del Marco Polo (dove nel 1948 nacque il “Festival nazionale della canzone italiana” che poi tre anni dopo sarebbe emigrato a Sanremo), il Gatto Nero, il Caprice e il Carillon. Bernardini con la gestione della Bussola entrò nel mito. Per la serata d’esordio chiamò Renato Carosone e la sua mitica orchestra. Carosone, come anche altri artisti, resterà molto legato al locale di Bernardini.

La Bussola diventò così uno dei locali più alla moda d’Italia, nell’arco di un decennio sul palco della Bussola passano quasi tutti i grandi protagonisti della musica leggera italiana e internazionale: Louis Armstrong, Neil Sedaka, i Platters, Adriano Celentano, Peppino Di Capri, Don Marino Barreto jr, Milva, Ella Fitzgerald, Domenico Modugno, Gilbert Bécaud e Mina che fu sempre legatissima a Bernardini e alla sua Bussola. Attiguo alla Bussola, Bernardini aprì Il Bussolotto, dedicato alla musica jazz, dove si esibì anche Chet Baker.

Nel 1976 Bernardini diede vita a Bussoladomani, un locale più grande poco distante, nella frazione Lido di Camaiore, una tensostruttura, adatta a spettacoli e concerti. Fu qui che nell’estate del 1978 Mina diede il suo addio alle scene con una serie di concerti live. Bussoladomani fu successivamente chiusa e il tendone demolito nel 2000.

Lido di Camaiore si è sviluppata soprattutto dai primi del ‘900, precedentemente era un luogo silenzioso e tranquillissimo abitato da pochi solitari e da greggi di pecore e mufloni. A partire da quegli anni si concretizza infatti l’idea di una “città lineare-turistico-balneare” attraverso la costruzione dei viali a mare. Intanto da Viareggio, che dall’’800 aveva conosciuto un forte incremento edilizio cominciò ad arrivare una parte della borghesia alla ricerca di nuovi spazi più liberi, più tranquilli. Vi trovarono ameno rifugio i pittori Plinio Nomelli e Galileo Chini: è celebre una lettera di Nomellini datata 31 dicembre 1907, in cui il pittore invita l’amico Galileo Chini all’acquisto della “Pineta” dove sarà edificata la sua amata “Casa delle Vacanze”. Il disegno del nuovo insediamento è semplice: la zona dunale con gli stabilimenti balneari, un viale a mare e una fascia di isolati da destinare ad alberghi e a villini. Gli isolati sono alternati da strade di accesso al mare e dalle piazze. Ai primi del secolo scorso uno dei pochi edifici esistente era la bella Villa del Senatore Rolandi Ricci ora trasformata nell’Hotel Ariston, una sorta di castello sul mare.  Oggi Lido di Camaiore è una località balneare molto frequentata d’estate e un luogo ancora silenzioso in inverno. Ha un bellissimo pontile inaugurato nel 2008 che, a differenza degli altri due, ospita un bar ristorante col panorama su mare e montagne.

ARRIVO ALLA PASSEGGIATA DI VIAREGGIO

Provenendo da Forte dei Marmi e attraversata la Fossa dell’Abate arriviamo Viareggio, città natale di Alfredo Catarsini.

Appena superata la Fossa dell’Abate sulla sinistra, percorrendo il viale L. Einaudi fino alla Via Aurelia si trova la Cittadella del Carnevale. Inaugurata nel 2001 ospita gli enormi hangar dove si costruiscono i giganteschi carri che hanno reso il Carnevale di Viareggio famoso nel mondo. Nel 2023 si sono festeggiati i primi 150 anni di vita della manifestazione. Nel grande spazio si trovano anche due Musei sulla storia della cartapesta e del Carnevale.

Superata la “Città giardino” si arriva alla piazza Puccini dove, all’incrocio con il viale Buonarroti, troviamo la villa di Giacomo Puccini, costruita fra il 1919 e il 1921, ultima casa in cui in grande compositore abitò. Proseguendo si raggiunge il nucleo storico della famosa Passeggiata viareggina, che ancor oggi, nonostante alcune intrusioni architettoniche più tarde, conserva una quantità di edifici e di decorazioni che risalgono al periodo d’oro della città.

Era l’epoca in cui per il bel mondo era quasi un obbligo venire a Viareggio, che la piacevolezza del vivere, la bellezza del mare e dei monti e gli intrecci culturali e mondani rendevano uno dei luoghi più ambiti d’Europa. Vi si incontravano i più famosi divi dell’epoca: Francesca Bertini, Eleonora Duse, Maria Melato, Petrolini e Totò, e scrittori italiani e stranieri: Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Grazia Deledda e Rainer Maria Rilke. E poi artisti e musicisti, come Galileo Chini che con le sue ceramiche aveva decorato i più begli edifici della Passeggiata, e Giacomo Puccini, innamorato del lago e di Viareggio, e ancora personaggi della cultura e della scienza, tra cui spiccava Guglielmo Marconi, e la nobiltà, italiana e mitteleuropea: il Duca degli Abruzzi, il Duca Salviati, Il Marchese Cavalcanti e il Conte di Torino, e poi ereditiere newyorkesi ed esotici personaggi mediorientali.

La vivacità della vita viareggina si rispecchiava nelle costruzioni, molte delle quali possiamo ammirare ancor oggi. Il primo edificio interessante che si incontra sul Viale Carducci è il Grand Hotel Principe di Piemonte, già Select, progettato nel 1922 dall’ing. Goffredo e modificato nelle attuali linee nel 1925. Presenta un’interessante struttura “a cerniera”, con i due fronti collegati dal corpo d’ingresso cilindrico, che richiama l’Hotel Carlton di Cannes, è stato ed è l’albergo preferito dal bel mondo. Sul lato opposto della piazza, intitolata al grande compositore Giacomo Puccini, è l’Hotel Excelsior, progettato e realizzato dall’architetto Alfredo Belluomini negli anni 1923-25, abbellito dalle ceramiche della Manifattura San Lorenzo di Galileo Chini e da un affresco di soggetto marino del pittore Domenico Ghiselli.  Sullo stesso lato della piazza, all’incrocio con il retrostante viale Buonarroti, troviamo la villa di Giacomo Puccini, costruita fra il 1919 e il 1921, ultima casa in cui in grande compositore abitò.

Proseguendo per il viale Carducci, all’angolo con via Giusti troviamo il Villino Brunetti, conosciuto come Villino Amor omnia vincit, dalla bellissima decorazione ceramica sempre della Manifattura Chini, con putti neorinascimentali che sorreggono ghirlande di fiori. Lo fronteggia l’Hotel Imperiale, progettato dall’architetto lucchese Gaetano Orzali, quasi un grande chalet svizzero dipinto di azzurro con l’ingresso su via Giusti. Tornando sul viale Carducci si trovano i villini Chizzolini, l’uno di fronte all’altro, anch’essi progettati da Gaetano Orzali, poi, all’angolo con via Saffi, è l’Hotel Villa Tina, del 1927-28, con una loggia sul mare chiusa da una bella vetrata multicolore della ditta De Matteis di Firenze. Sul lato opposto della strada si erge l’imponente mole del Grand Hotel Royal, che segna lo skyline viareggino con le torrette gemelle aggiunte durante la ristrutturazione del 1926.  Anche questo albergo era frequentato dal bel mondo dell’epoca: Donna Franca Florio, la Regina Margherita, i principi di Savoia, il Conte di Torino, Pirandello e Marta Abba, e più tardi anche il grande poeta Pablo Neruda. Nei suoi ampi saloni nel 1930 fu organizzato da Leonida Repaci il primo Premio Viareggio. Oltre l’Hotel Royal, dove adesso è un grande edificio bianco, si trovava il Kursaal, uno degli edifici più interessanti della Passeggiata: l’unicità architettonica, l’insieme di stili che lo componevano, le terrazze sul mare e i giardini lo resero subito uno dei luoghi più amati e frequentati del lungomare. Al suo interno si trovava un casinò e una grande sala da ballo, e poi caffè, ristoranti e persino un pattinaggio; vi si tenevano concerti, grandi ricevimenti, spettacoli teatrali e importanti mostre d’arte, tra cui le famose Mostre Estive alle quali prese parte, dal 1934 al 1939, anche Alfredo Catarsini, insieme ai grandi nomi della pittura dell’epoca, tra cui Plinio Nomellini, Moses Levy, Galileo Chini, Mario Carlesi, Lorenzo Viani e Primo Conti.

Poco oltre è la Villa Rospigliosi-Cerpelli, del 1907, dalle linee semplici e pulite e dall’insolita copertura a tegole in ceramica verde, seguita da una serie ulteriore di ville e villini di stampo eclettico, che ci riportano in quell’atmosfera dei primi ’900, fra cui spicca l’hotel Palace, ristrutturato nelle forme attuali nel 1922 da Alfredo Belluomini, con un bell’impianto classico con lesene, timpani e balconcini. Proseguendo verso piazza Mazzini si incontrano il villino con il motto d’annunziano Memento Audere Semper, poi il Villino Flora, del 1912, con pannelli ceramici di Chini dal gusto secessionista, e il villino Domenici del 1920.

A un solo isolato da piazza Mazzini è la nascosta via D’Annunzio; percorrendola, lasciandosi il lungomare alle spalle, si incontrano alcuni dei più interessanti edifici Liberty di Viareggio. Il primo è il delizioso villino De Angelis, conosciuto come Il Guscio, costruito nel 1914. All’angolo con viale Buonarroti troviamo il Villino Tomei, oggi Matteucci, progettato nel 1915 e decorato da meravigliosi pannelli Chiniani raffiguranti putti reggi festoni alternati ad altri a motivi geometrici, che fronteggia, sul lato opposto della strada, il fantasioso e orientaleggiante Villino Nistri del 1912-13. La piazza Mazzini, che segue, è chiusa verso monte dal Palazzo delle Muse, del 1861, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani.

Al piano terra, in una sala della Biblioteca Civica, è allestita la tappa del Cammino con l’esposizione di una selezione di opere della donazione che i figli di Alfredo, Mity e Orazio Catarsini, fecero al Comune di Viareggio nel 2001.

Superata la piazza, sul lato mare è notevole il Bagno Martinelli, del 1930, con una cupola a squame rosse e bianche e una decorazione, realizzata in cemento color sabbia, che rappresenta pesci, meduse e cavallucci marini; più oltre è l’ingresso del bagno Balena, con un maestoso arco moresco decorato con grandi occhi ceramici che richiamano pietre semipreziose.

Sul lato monte invece incontriamo altre numerose ville dai caratteristici decori ceramici.  Villa Sofia, ora Tolomei, l’Hotel Liberty, l’Hotel London e Villa Crastan Arrighi. Al termine dell’isolato successivo, l’Hotel Plaza chiude la quinta costruita per lasciar spazio alla grande Piazza D’Azeglio. Di fronte alla Piazza si trova uno degli edifici più belli dell’intera Passeggiata, il Gran Caffè Margherita, realizzato da Alfredo Belluomini e Galileo Chini, dalle linee vagamente orientali.

Il Gran Caffè Margherita è stato per molti anni un importante punto di ritrovo per intellettuali ed artisti dell’epoca. Tra tutti ricordiamo il grande Giacomo Puccini che nel 1919 si era trasferito in città dove lavorò alla sua ultima opera “Turandot”, purtroppo non terminata a causa della sua morte. Per ricordare il compositore nel 1949 fu apposta una targa in suo onore e oggi davanti all’ingresso è una statua di bronzo. In tempi più recenti il locale è stato sede di eventi e di mostre d’arte, Catarsini vi ha tenuto mostre personali ed ha animato molte iniziative culturali anche nel periodo di Carnevale e organizzato incontri tra intellettuali, grazie alla sua amicizia con il musicista Michele Orselli che si occupava del locale. Orselli, lucchese, di alcuni anni più vecchio di Catarsini, violoncellista elegante e colto, ha legato la sua vena compositiva al carnevale di Viareggio fin dal 1923, e ha lasciato una impronta indelebile in città: sono suoi gli “squilli” di tromba che segnalano l’inizio e la fine del corso mascherato.  Oggi gli splendidi saloni ospitano un ristorante e un caffè, mantenendo l’atmosfera che da sempre lo caratterizza, e una libreria.

Accanto al Gran Caffè Margherita si trova l’unico edificio ligneo rimasto a Viareggio della vecchia Passeggiata dei primi del ’900, lo chalet Martini, quasi un piccolo chalet svizzero, e poco oltre l’edificio del Duilio 48, del 1927, così denominato perché all’epoca tutto quel che vi si vendeva costava 48 centesimi; particolarmente bella è la grande finestra a “farfalla” del primo piano.

Alle spalle di piazza d’Azeglio se ne apre un’altra, più piccola: è Piazza Shelley, dove una statua onora la figura del grande poeta inglese Percy B. Shelley, il cui corpo fu ritrovato nel 1822 sull’arenile di Viareggio, dopo il tragico naufragio dello schooner Ariel, che da Livorno rientrava a San Terenzo, vicino a Lerici, dove il poeta viveva. La piazza è chiusa da un elegante edificio dalle semplici linee neoclassiche, Villa Paolina, voluta nel 1822 dalla sorella di Napoleone, Paolina

Bonaparte; oggi il palazzo ospita i Musei Civici, e nelle sue soffitte si trova l’atelier dove Alfredo Catarsini ha lavorato dal secondo dopoguerra fino alla fine della sua vita. Lo studio, dall’atmosfera sospesa che sembra ancora attendere l’artista, conserva documenti, disegni, tavolozze, colori e ricordi.

Dopo la visita all’atelier il percorso prosegue fino al canale Burlamacca. Di là ha inizio la Viareggio dei cantieri, dei pescatori e della gente di mare, tanto amata da Catarsini, che scriveva: “Della mia città amo soprattutto quell’atmosfera popolare tipicamente viareggina, marinaresca, amo le sue darsene che ho dipinto dalla mia prima giovinezza fino ai giorni nostri, amo i suoi colori talora pieni di luce esaltati dal sole vigoroso versiliese.”