CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI
7 – DESCRIZIONE DELL’OPERA A LUCCA
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IL GRANO DELLA BONIFICA LUCCHESE E LE OPERE DI GRANDI DIMENSIONI DAL 1936 AL 1945
La tela esposta in Palazzo Ducale fa parte di una serie di opere di grandi dimensioni che Catarsini realizzò tra la fine degli anni Trenta e il 1945 tra le quali tre hanno partecipato al premio Cremona. Catarsini infatti fu l’unico pittore toscano che concorse a tutte e tre le edizioni di questo premio: alla prima del 1939 con il dipinto Ascoltando il discorso del Duce che vinse il secondo premio ex aequo, però l’opera non è ancora stata ritrovata, così come non è stata ancora ritrovata l’opera esposta all’ultima edizione del 1941, il trittico dal titolo G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio).
Nel 1940 concorse con il presente quadro Il grano della bonifica lucchese che non vinse ma fu segnalato e rappresentò l’arte italiana ad Hannover, in Germania. Anche di questo se ne erano perse le tracce fino al 2022 quando fu recuperato presso un antiquario di Grosseto.
Le altre opere di grandi dimensioni sono: l’affresco Le nozze di Maria sulla facciata della chiesa di San Giuseppe a Viareggio del 1936, oggi molto deteriorato; il ciclo degli affreschi della chiesa di San Martino in Freddana del 1944, e i due affreschi nella chiesa di San Tommaso a Castagnori del 1945, tutti in perfette condizioni.
Il grano della bonifica lucchese1940, olio su tela, altezza 233 centimetri, larghezza 300 centimetri.

Alfredo Catarsini, reduce dal successo ottenuto nel 1939 al I° Premio Cremona, inviò questo grande quadro all’esposizione dell’anno successivo, dedicata a La Battaglia del grano.
Il dipinto, anche se non vinse alcun premio, fu apprezzato sia in Italia sia ad Hannover, dove fu esposto lo stesso anno nell’ambito del gemellaggio culturale fra Cremona e la città tedesca.
Nel 2022 il quadro è stato acquistato dalla Fondazione Catarsini, nell’ambito di un più vasto recupero della produzione del pittore viareggino. In buono stato di conservazione, consente oggi di apprezzare la stesura pittorica e le scelte cromatiche, caratterizzate da una pittura chiara e luminosa, corposa e materica.
Catarsini fu l’unico pittore toscano a partecipare a tutte le tre edizioni del concorso pittorico cremonese che, nell’edizione del 1940, si prestava ad ampie aperture naturalistiche, nelle quali il popolo partecipa con entusiasmo al lavoro nei campi, protagonista e combattente instancabile di una battaglia che attraversa le campagne italiane, affiancando le imprese belliche di una nazione che aveva fatto il suo ingresso in guerra il 10 giugno dello stesso anno.
L’argomento dell’esposizione, dettato da Mussolini, non era una novità. La battaglia del grano era stata la prima vera grande impresa propagandistica di massa del regime fascista che, dal 1925, aveva iniziato una poderosa campagna di persuasione attraverso i cinegiornali dell’Istituto Luce, le fotografie, le cartoline, i calendari e i dipinti dell’epoca.
Insistendo sul soggetto più universale del lavoro e sui suoi valori simbolici, l’argomento consentiva di idealizzare la figura del bracciante. Il contadino erculeo e statuario, già celebrato dal socialismo, si spogliava dalle caratterizzazioni di antagonismo sociale per piegarsi all’esaltazione delle virtù dell’obbedienza e dell’operosità, lavorando in silenzio nei campi, con fervore e dedizione, con gesti disciplinati e immutabili da millenni sapientemente ripetuti. Egli compariva monumentale in primo piano, oppure veniva dipinto come motivo di fondo, quasi fosse parte integrante del paesaggio, alle spalle di altri spunti narrativi ricorrenti, quali la maternità, la famiglia, i simboli del regime.
La rassegna del 1940 fu la più felice delle edizioni del premio cremonese, in quanto contrassegnata da una maggiore libertà compositiva, da un sentito coinvolgimento nei motivi paesistici, dal recupero del naturalismo atmosferico ottocentesco, spesso saldato alla tradizione plastica dei primitivi, dei maestri e degli epigoni dell’ormai riassorbito Novecento.
In quest’opera, accanto ai braccianti, compare la trebbiatrice che, durante gli anni Trenta, rappresenterà simbolicamente la modernizzazione del lavoro agricolo. Catarsini la colloca sullo sfondo, accanto a un casolare dai volumi squadrati dal quale si staccano i cavi elettrici che, sottolineando il sicuro impianto prospettico, si fanno timido accenno di modernità in un’opera che esalta i valori più tipicamente rurali del mondo contadino.
I suoi contadini scalzi sono ritratti durante la loro quotidiana fatica con forme naturalistiche plasticamente delineate, caratterizzate da una più accentuata geometria del segno, così come accedeva nei suoi dipinti di figura degli anni Trenta. Gli uomini e le donne in primo piano sono impegnati ad ammassare i fasci di spighe, mentre i braccianti più arretrati a sinistra lavorano accanto alla trebbiatrice. In primo piano, una donna incinta avanza da destra portando un secchio d’acqua sul capo e abbassa lo sguardo verso una bimba che solleva l’orlo del grembiulino azzurro ricolmo di belle ciliegie rosse. Il suo sguardo infantile è rivolto ai lavoranti mentre, accanto a lei, un uomo giovane e atletico, con un basco azzurro sul capo, arresta per un istante il suo lavoro per osservare i compagni.
Anche in questa prova, come in quella dell’anno precedente, Catarsini disegna e dipinge con rigore e solidità, con un colore denso e materico, sempre raffinatissimo negli accostamenti tonali e nella ricerca della saturazione luminosa.
Nel dipinto non vi sono riferimenti diretti al fascismo, come accade invece in altre opere del concorso cremonese. Solo un tricolore minuscolo sventola nel cielo azzurro opaco e si fa segnale d’italianità, contestualizzando l’opera nel momento storico e nelle circostanze in cui venne realizzata, insieme al riferimento inserito nel titolo che rimanda alle vaste opere di bonifica realizzate in quegli anni nei pressi di Viareggio. Nello sfondo, infatti, il pittore ritrae scorci di canali e di zone paludose fra Massarosa e il lago Massaciuccoli in una veduta solare che si collega alla tradizione versiliese e alla copiosa produzione paesaggistica dell’artista.
Esposizioni:
- Secondo Premio Cremona, Palazzo Affaitati, maggio-luglio 1940: catalogo n. 54, esposto nella sala IX, con il motto, Questa è la guerra che noi vogliamo. In Ente Autonomo Manifestazioni Artistiche Cremona (maggio-luglio XVIII), II Premio Cremona. Catalogo delle opere esposte alla mostra, Cremona, Cremona Nuova, 1940, I ed. p. 66, II ed. p. 78.
- Künstlerhaus di Hannover, 29 settembre-13 ottobre 1940: sala 2, n. 17. Das Getreide der Urbarmachung von Lucca, in Ausstellung italienischer Bilder aus dem II. Wettbewerb in Cremona, Hannover, Carl Riebe, 1940, p. 19.
- Cultura della terra in Toscana. Mezzadri e coltivatori diretti nell’arte dell’Ottocento e del Novecento, Palazzo Mediceo, 4 luglio – 29 settembre 2009, a cura di E. Dei e A. Baldinotti, Pisa, Pacini, 2009, p. 211.
- Alfredo Catarsini: dalla darsena alla linea gotica. Paesaggi, figure e grandi composizioni pittoriche (1917-1945), catalogo della mostra a cura di R. Bona, con la collaborazione di E. Martinelli e C. Menichini (Lucca, Palazzo delle Esposizioni, 12/03-08/05/2022) Lucca, Maria Pacini Fazzi editore, 2022, pp. 29-32.