CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

4 – NOTIZIE SU VIAREGGIO

La storia della nascita di Viareggio è strettamente legata alla Repubblica di Lucca, e all’impellente bisogno di trovare un nuovo sbocco sul mare, dopo che Leone X de’ Medici con il famoso Lodo del 1513 aveva assegnato il castello di Motrone, allora il più importante scalo di questo tratto di costa tirrenica, allo stato fiorentino.

Ai lucchesi rimase come unica risorsa il piccolo porto canale di Viareggio, dove già nel 1172 avevano costruito un castello fortificato e una strada, denominata via Regia, che congiungeva la spiaggia alla zona interna di Montramito. Dal nome di questa strada deriverà il toponimo Viareggio.

L’abbondanza di acquitrini e di zone paludose, la malaria che vi imperversava, le condizioni di vita pericolose ed estremamente disagevoli avevano però scoraggiato la crescita degli insediamenti umani e di conseguenza l’attenzione dei nobili lucchesi alla sua espansione: la zona nel XVI era praticamente disabitata. Il cambiamento derivato dalla modifica dei confini impose a Lucca un nuovo sguardo sul castello di Viareggio si rese indispensabile l’ampliamento dell’approdo viareggino e la sua riqualificazione, inoltre nei secoli il mare si era ritirato e la linea di costa si era allontanata di ben 600 metri dall’antico castello di difesa. La necessità di proteggere la costa dalle frequenti incursioni barbaresche rese quindi fondamentale la costruzione di una nuova torre difensiva intorno alla quale sorse il primo piccolo centro abitato, la grande torre – detta “Matilde” e realizzata entro il 1541 – domina ancora la parte vecchia di Viareggio con la sua struttura forte e massiccia. L’insediamento umano stentava però a crescere per la secolare causa della malaria e nonostante i vari tentativi di risanamento attuati dalla Repubblica fu solo nel 1735 che l’ingegnere Bernardino Zendrini riuscì con le sue intuizioni a migliorare sensibilmente l’aria.

Zendrini separò le acque dolci del lago da quelle salmastre del mare attraverso cateratte a bilico e decise di abbattere molta della macchia palustre che impediva la circolazione dell’aria e favoriva il ristagno dell’acqua e la conseguente prolificazione della zanzara anofele.

L’aria tornò salubre e i nobili lucchesi affascinati dalla bellezza del mare e della spiaggia iniziarono a frequentare la marina costruendo le prime ville, avviando i primi commerci e tracciando il primo piano regolatore; ma bisogna arrivare all’Ottocento per avere il vero cambiamento che portò Viareggio ad essere il più importante luogo di villeggiatura marina in Italia e fra le più importanti in Europa.

Già in una lettera del luglio del 1814 il maire di Viareggio annota che il mare era calmo e i villeggianti avevano fatto le loro solite bagnature. Pochi anni dopo, nel 1822, vennero dettate le prime regole di comportamento sulla spiaggia, le signore avevano a disposizione la zona di levante e i signori quella di ponente, nello stesso anno Paolina Bonaparte si era fatta costruire un bel palazzo vicino al mare e sulla spiaggia di levante fu ritrovato il corpo del grande poeta inglese Percy Bysshe Shelley, annegato mentre tornava da Livorno a San Terenzo con la sua barca a vela; oggi la piazza antistante Palazzo di Paolina è dedicata a lui.

Nel 1827 sorsero i primi veri stabilimenti balneari il Dori e il Nereo aperti da luglio a settembre, nel tempo furono costruiti stabilimenti sempre più belli, in legno su palafitte sul mare, con ingressi fantasiosi e bar e dancing sul mare, la passeggiata si animò di case e villini da sogno, il tram sferragliava lungo il mare, i tramonti erano struggenti. Alla fine del secolo tutti volevano venire a Viareggio d’estate, ci si incontrava nei tanti raffinati ritrovi lungo la passeggiata dove si poteva incontrare i più bei nomi del mondo letterario e artistico, attrici e cantanti, nobili e arricchiti, tutti si riversavano sulle spiagge, sui viali, nelle fresche pinete, i teatri e i caffè chantan ogni sera proponevano gli ultimi successi e i negozi erano colmi delle ultime novità della moda. Nel 1917 un grande rogo bruciò purtroppo quasi tutte queste meravigliose costruzioni in legno e molte delle nuove costruzioni in muratura furono abbellite dalle ceramiche di un grande artista fiorentino: Galileo Chini. L’atmosfera cambiò ma il fascino di Viareggio non si perse e anche ai nostri giorni la città è ancora un accogliente e frequentato luogo di vacanza.

Di grande rilievo per Viareggio è stata ed è la sua cantieristica, nata nella Darsena Lucca nei primi anni dell’Ottocento. Dai primi cantieri in cui lavoravano provetti artigiani (fabbri, falegnami, bozzellai, alberai, velai) uscirono navi a vela ammirate in tutto il mondo. Inoltre i marinai e i comandanti viareggini erano rinomati per la bravura, la spavalda maestria di navigazione e il coraggio. La tradizione continua ancora oggi con la costruzione di grandi yacht che danno lustro e un forte impatto economico per la città.

Oltre che per il mare, le pinete, le imbarcazioni e le gioie della villeggiatura Viareggio è famosa anche per il suo Carnevale, nato ufficialmente nel lontano 24 febbraio del 1873, come si evince da un raro documento d’epoca.

All’inizio non erano carri a sfilare, ma carrozze addobbate e solo alla fine del secolo comparvero i primi carri fatti di legno e scagliola. Quando all’inizio del 900 la sfilata fu trasferita in Passeggiata i carri allegorici assunsero dimensioni maggiori, si iniziò ad usare la cartapesta la cui leggerezza permetteva costruzione di grandi dimensioni e la fama delle sfilate si diffuse rapidamente in tutta l’Italia. Nel 1930 il pittore Uberto Bonetti ideò Burlamacco, la maschera ufficiale del Carnevale accompagnato da Ondina, simbolo della stagione estiva, da allora Burlamacco è conosciuto in tutto il mondo.

Altro appuntamento irrinunciabile della zona è il Festival Pucciniano che si tiene a Torre del Lago dal 1930. Giacomo Puccini si innamorò del lago alla fine dell’800, vi si stabilì e vi scrisse molte delle sue celebri melodie. Nel silenzio e nella bellezza del lago trovava ispirazione per la sua musica e coltivava la sua grande passione per la caccia. La sua casa davanti al lago, colma di cimeli e ricordi, conserva le sue spoglie ed è visitabile tutto l’anno.

Lungo il bel viale alberato che unisce Viareggio a Torre del Lago si trova Villa Borbone, edificata nell’800 per la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone è circondata da un grande parco. Sorta nel 1822 come casino di caccia, fu rimaneggiata fino ad assumere l’attuale aspetto ad opera dell’architetto Lorenzo Nottolini. Nel parco si trova la limonaia e la cappella con le tombe monumentali di molti nobili della casata Borbone, fra cui quella di Carlo III.

Oggi nella villa si tengono concerti, mostre ed eventi legati al territorio.

LA PASSEGGIATA DI VIAREGGIO

Provenendo da Forte dei Marmi e attraversata la Fossa dell’Abate arriviamo Viareggio, città natale di Alfredo Catarsini.

Appena superata la Fossa dell’Abate sulla sinistra, percorrendo il viale L. Einaudi fino alla Via Aurelia si trova la Cittadella del Carnevale. Inaugurata nel 2001 ospita gli enormi hangar dove si costruiscono i giganteschi carri che hanno reso il Carnevale di Viareggio famoso nel mondo. Nel 2023 si sono festeggiati i primi 150 anni di vita della manifestazione. Nel grande spazio si trovano anche due Musei sulla storia della cartapesta e del Carnevale.

Sul lungomare in direzione Viareggio centro, troviamo a sinistra la cosiddetta “Città giardino”, caratterizzata da alti edifici risalenti agli anni ’50 e ’60 del Novecento, costruiti al posto di una folta pineta abbattuta dai tedeschi alla fine della II Guerra Mondiale, di cui resta la fascia di parco cittadino che la separa dal quartiere Marco Polo con la sede della Fondazione Alfredo Catarsini 1899 e la piazza a lui intitolata.

Poco distante, nel Cimitero Monumentale Comunale, si trova la tomba della famiglia Catarsini sovrastata dalla bella statua dello scultore Mario Carlesi che realizzò, giovanissimo, nel 1914. Catarsini e Carlesi hanno esposto in varie edizioni delle mostre estive del Kursaal negli anni ’30.

Superata la “Città giardino” si arriva alla piazza Puccini dove, all’incrocio con il viale Buonarroti, troviamo la villa di Giacomo Puccini, costruita fra il 1919 e il 1921, ultima casa in cui in grande compositore abitò. Proseguendo si raggiunge il nucleo storico della famosa Passeggiata viareggina, che ancor oggi, nonostante alcune intrusioni architettoniche più tarde, conserva una quantità di edifici e di decorazioni che risalgono al periodo d’oro della città. Era l’epoca in cui per il bel mondo era quasi un obbligo venire a Viareggio, che la piacevolezza del vivere, la bellezza del mare e dei monti e gli intrecci culturali e mondani rendevano uno dei luoghi più ambiti d’Europa. Vi si incontravano i più famosi divi dell’epoca: Francesca Bertini, Eleonora Duse, Maria Melato, Ettore Petrolini e Totò, e scrittori italiani e stranieri: Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Grazia Deledda e Rainer Maria Rilke. E poi artisti e musicisti, come Galileo Chini che con le sue ceramiche aveva decorato i più begli edifici della Passeggiata, e Giacomo Puccini, innamorato del lago e di Viareggio, e ancora personaggi della cultura e della scienza, tra cui spiccava Guglielmo Marconi, e la nobiltà, italiana e mitteleuropea: il Duca degli Abruzzi, il Duca Salviati, il Marchese Cavalcanti, il Conte di Torino e Donna Franca Florio, e poi ereditiere newyorkesi ed esotici personaggi mediorientali.

La vivacità della vita Viareggina si rispecchiava nelle costruzioni, molte delle quali possiamo ammirare ancor oggi. Il primo edificio interessante che si incontra sul Viale Carducci è il Grand Hotel Principe di Piemonte, già Select, progettato nel 1922 dall’ing. Goffredo Fantini e modificato nelle attuali linee nel 1925 dall’Ing. Ugo Giovannozzi. Presenta un’interessante struttura “a cerniera”, con i due fronti collegati dal corpo d’ingresso cilindrico, che richiama l’Hotel Carlton di Cannes, è stato ed è l’albergo preferito dal bel mondo. Sul lato opposto della piazza, intitolata al grande compositore Giacomo Puccini, è l’Hotel Excelsior, progettato e realizzato dall’architetto Alfredo Belluomini negli anni 1923-25, abbellito dalle ceramiche della Manifattura Fornaci San Lorenzo di Galileo Chini e da un affresco di soggetto marino del pittore Domenico Ghiselli. Sullo stesso lato della piazza, all’incrocio con il retrostante viale Buonarroti, troviamo la villa di Giacomo Puccini, costruita fra il 1919 e il 1921, ultima casa in cui in grande compositore abitò.

Proseguendo per il viale Carducci, all’angolo con via Giusti troviamo il Villino Brunetti, conosciuto come Villino Amor omnia vincit, dalla bellissima decorazione ceramica sempre della Manifattura Chini, con putti neorinascimentali che sorreggono ghirlande di fiori. Lo fronteggia l’Hotel Imperiale, progettato dall’architetto lucchese Gaetano Orzali, quasi un grande chalet svizzero dipinto di azzurro con l’ingresso su via Giusti. Tornando sul viale Carducci si trovano i villini Chizzolini, l’uno di fronte all’altro, anch’essi progettati da Gaetano Orzali, poi, all’angolo con via Saffi, è l’Hotel Villa Tina, del 1927-28, con una loggia sul mare chiusa da una bella vetrata multicolore della ditta De Matteis di Firenze. Sul lato opposto della strada si erge l’imponente mole del Grand Hotel Royal, che segna lo skyline viareggino con le torrette gemelle aggiunte durante la ristrutturazione del 1926. Anche questo albergo era frequentato dal bel mondo dell’epoca: Donna Franca Florio, la Regina Margherita, i principi di Savoia, il Conte di Torino, Pirandello e Marta Abba, e più tardi anche il grande poeta Pablo Neruda. Nei suoi ampi saloni nel 1930 fu organizzato da Leonida Repaci il primo Premio Viareggio. Oltre l’Hotel Royal, dove adesso è un grande edificio bianco, si trovava il Kursaal, uno degli edifici più interessanti della Passeggiata: l’unicità architettonica, l’insieme di stili che lo componevano, le terrazze sul mare e i giardini lo resero subito uno dei luoghi più amati e frequentati del lungomare. Al suo interno si trovava un casinò e una grande sala da ballo, e poi caffè, ristoranti e persino un pattinaggio; vi si tenevano concerti, grandi ricevimenti, spettacoli teatrali e importanti mostre d’arte, tra cui le famose Mostre Estive alle quali prese parte, dal 1934 al 1939, anche Alfredo Catarsini, insieme ai grandi nomi della pittura dell’epoca, tra cui Plinio Nomellini, Moses Levy, Galileo Chini, Mario Carlesi, Lorenzo Viani e Primo Conti.

Poco oltre è la Villa Rospigliosi-Cerpelli, del 1907, dalle linee semplici e pulite e dall’insolita copertura a tegole in ceramica verde, seguita da una serie ulteriore di ville e villini di stampo eclettico, che ci riportano in quell’atmosfera dei primi ’900, fra cui spicca l’hotel Palace, ristrutturato nelle forme attuali nel 1922 da Alfredo Belluomini, con un bell’impianto classico con lesene, timpani e balconcini. Proseguendo verso piazza Mazzini si incontrano il villino con il motto d’annunziano Memento Audere Semper, poi il Villino Flora, del 1912, con pannelli ceramici di Chini dal gusto secessionista, e il villino Domenici del 1920.

A un solo isolato da piazza Mazzini è la nascosta via D’Annunzio; percorrendola, lasciandosi il lungomare alle spalle, si incontrano alcuni dei più interessanti edifici Liberty di Viareggio. Il primo è il delizioso villino De Angelis, conosciuto come Il Guscio, costruito nel 1914 da Oreste Lenci. All’angolo con viale Buonarroti troviamo il Villino Tomei, oggi Matteucci, progettato nel 1915 e decorato da meravigliosi pannelli ceramici di Galileo Chini raffiguranti putti reggi festoni alternati ad altri a motivi geometrici, che fronteggia, sul lato opposto della strada, il fantasioso e orientaleggiante Villino Nistri del 1912-13. La piazza Mazzini, che segue, è chiusa verso monte dal Palazzo delle Muse, del 1861, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani.

Al piano terra, in una sala della Biblioteca Civica, è allestita la tappa del Cammino con l’esposizione di una selezione di opere della donazione che i figli di Alfredo, Mity e Orazio Catarsini, fecero al Comune di Viareggio nel 2001.

Superata la piazza, sul lato mare è notevole il Bagno Martinelli, del 1930, con una cupola a squame rosse e bianche e una decorazione, realizzata in cemento color sabbia, che rappresenta pesci, meduse e cavallucci marini; più oltre è l’ingresso del bagno Balena, con un maestoso arco moresco decorato con grandi occhi ceramici che richiamano pietre semipreziose.

Sul lato monte invece incontriamo altre numerose ville dai caratteristici decori ceramici sempre a d opera di Galileo Chini. Villa Sofia, ora Tolomei, l’Hotel Liberty e Villa Crastan Arrighi. Al termine dell’isolato successivo, l’Hotel Plaza chiude la quinta costruita per lasciar spazio alla grande Piazza D’Azeglio. Di fronte alla Piazza si trova uno degli edifici più belli dell’intera Passeggiata, il Gran Caffè Margherita, realizzato nel 1928 da Alfredo Belluomini e Galileo Chini, dalle linee vagamente orientali, nel vecchio edifico del Gran Caffè Margherita a opera di Goffredo Fantini si ritrovavano intellettuali ed artisti dell’epoca, tra tutti ricordiamo il grande Giacomo Puccini. Anche il nuovo edificio locale è stato sede di eventi e di mostre d’arte, Catarsini vi ha tenuto mostre personali ed ha animato molte iniziative culturali anche nel periodo di Carnevale e organizzato incontri tra intellettuali, grazie alla sua amicizia con il musicista Michele Orselli che si occupava del locale. Orselli, lucchese, di alcuni anni più vecchio di Catarsini, violoncellista elegante e colto, ha legato la sua vena compositiva al carnevale di Viareggio fin dal 1923, e ha lasciato una impronta indelebile in città: sono suoi gli “squilli” di tromba che segnalano l’inizio e la fine del corso mascherato. Oggi gli splendidi saloni ospitano un ristorante e un caffè, mantenendo l’atmosfera che da sempre lo caratterizza, e una libreria.

Accanto al Gran Caffè Margherita si trova l’unico edificio ligneo rimasto a Viareggio della vecchia Passeggiata dei primi del ’900, lo chalet Martini, quasi un piccolo chalet svizzero, e poco oltre l’edificio del Duilio 48, del 1927, così denominato perché all’epoca tutto quel che vi si vendeva costava 48 centesimi; particolarmente bella è la grande finestra a “farfalla” del primo piano.

Alle spalle di piazza d’Azeglio se ne apre un’altra, più piccola: è Piazza Shelley, dove una statua onora la figura del grande poeta inglese Percy B. Shelley, il cui corpo fu ritrovato nel 1822 sull’arenile di Viareggio, dopo il tragico naufragio dello schooner Ariel, che da Livorno rientrava a San Terenzo, vicino a Lerici, dove il poeta viveva. La piazza è chiusa da un elegante edificio dalle semplici linee neoclassiche, Villa Paolina, voluta nel 1822 dalla sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte; oggi il palazzo ospita i Musei Civici, e nelle sue soffitte si trova l’atelier dove Alfredo Catarsini ha lavorato dal secondo dopoguerra fino alla fine della sua vita. Lo studio, dall’atmosfera sospesa che sembra ancora attendere l’artista, conserva documenti, disegni, tavolozze, colori e ricordi.

Dopo la visita all’atelier il percorso prosegue fino al canale Burlamacca. Di là ha inizio la Viareggio dei cantieri, dei pescatori e della gente di mare, tanto amata da Catarsini, che scriveva: “Della mia città amo soprattutto quell’atmosfera popolare tipicamente viareggina, marinaresca, amo le sue darsene che ho dipinto dalla mia prima giovinezza fino ai giorni nostri, amo i suoi colori talora pieni di luce esaltati dal sole vigoroso versiliese.”

IL MUSEO DELLA MARINERIA ALBERTO GIANNI DI VIAREGGIO

Il 7 dicembre 2006 è stato inaugurato ufficialmente il Museo della Marineria di Viareggio, legando idealmente la data della nascita di questa istituzione, attesa da generazioni di viareggini, con il 7 dicembre 1930, quando saltò in aria la nave recuperi “Artiglio” nelle acque di Saint Nazaire in Bretagna. In quella tragedia morirono 12 uomini dell’equipaggio, tra i quali i palombari viareggini Alberto Gianni, Aristide Franceschi e Alberto Bargellini, nonché il marinaio Romualdo Cortopassi.

Infatti il Museo è stato intitolato al capo-palombaro Alberto Gianni ed è ospitato nello storico edificio dell’ex Mercato Ittico, progettato dall’Ingegnere capo del Comune di Viareggio Carlo Riccomini e inaugurato nel 1933.

Il Museo si articola attualmente in diverse sezioni: Attrezzature di bordo; Cantieri navali; Gente di Mare; Maestri d’ascia e calafati; Marineria nell’arte; Marina Italiana; Modellismo; Palombaristica e lavori subacquei; Pesca; Strumenti nautici; Vela.

La maggioranza dei reperti di tutte le sezioni proviene dalla generosità dei viareggini, che considerano questo museo come un luogo dove si conserva quasi religiosamente la memoria dell’epopea della marineria velica e delle imprese, entrate nella leggenda, dei palombari viareggini, ma anche dove si può prendere atto degli ultimi sviluppi della nautica viareggina.

Durante il tempo trascorso il museo è stato dotato di ulteriori e interessanti reperti tra i quali un cannocchiale da marina inglese la cui storia è strettamente connessa con la tragica morte del poeta romantico inglese Percy B. Shelley, avvenuta a largo di Torre del Lago l’8 luglio 1822.

Inoltre da circa sette anni è presente il cranio di una balenottera comune, proveniente dall’Università di Pisa, con una nuova sezione dedicata ai mammiferi marini del santuario protetto “Pelagos”, cioè di una zona marina di 87.500 Km quadrati, nata da una convenzione tra il Principato di Monaco, Francia e Italia.

Per il tramite delle Medaglie d’oro di lunga navigazione il museo ha in comodato dalla Capitaneria di Porto di Viareggio più di 3.000 libretti di navigazione di marinai del compartimento marittimo di Viareggio, costituito nel 1908, che sono stati catalogati e sono a disposizione degli studiosi.

Per donazione di Elena Martinelli vi è conservata anche la medaglia d’oro di lunga navigazione appartenuta ad Attilio Catarsini, capitano di lungo corso, fratello di Alfredo Catarsini.