CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

11 – GIACOMO PUCCINI NEL CAMMINO I LUOGHI DI CATARSINI

Il 2024 saranno celebrati i 100 anni dalla morte di Giacomo Puccini. Il Cammino, transitando dai comuni di Lucca, Pescaglia, Viareggio e Massarosa, attraversa tutti i luoghi pucciniani.

La Fondazione Alfredo Catarsini 1899, intende rendere omaggio al grande compositore raccontando delle sue ville disseminate sul percorso e fornendo qualche notizia incuriosente con un QRcode a lui dedicato in ciascuno degli otto totem. Giacomo Puccini era un personaggio molto amato da Alfredo Catarsini e dalla sua famiglia e il pittore conservava una sua foto all’Atelier di Viareggio.

LA CASA NATALE A LUCCA

Giacomo Puccini nacque il 22 dicembre 1858, alle ore 2 di notte, nella casa di corte San Lorenzo a Lucca e fu battezzato il giorno dopo coi nomi di Giacomo Antonio Domenico Michele Secondo Maria. I nomi dei suoi predecessori, che avevano dato vita a una dinastia di musicisti, iniziata con il trisavolo Giacomo senior, nato a Celle nel 1712, e che con un altro Giacomo si concludeva. Nella casa natale abitavano i genitori Albina Magi e Michele, la nonna Angela Cerù, le sorelle Otilia, Tomaide, Nitteti, Iginia, Ramelde , Macrina e Domenico Michele nato nel 1864, dopo la morte del padre, e le domestiche Assunta Menconi e Carola Martinelli. Giacomo visse in questa casa fino al 1880, quando si trasferì a Milano per proseguire gli studi. Ma fu sempre molto legato alla casa natale e quando, dopo il successo di “Manon Lescaut”, nel 1894, la situazione economica glielo permise , ricomprò la casa paterna, che era stata venduta nel settembre 1889.

La famiglia Puccini si trasferì da Celle a Lucca, nella prima metà del 18° secolo. Dapprima abitò in via Pozzotorelli, oggi Vittorio Veneto e dal 1815 circa, in corte San Lorenzo, dopo la morte improvvisa e prematura di Domenico, nonno di Giacomo, in quanto la trentasettenne vedova Angela Cerù volle ricongiungersi alla sua famiglia di origine, che abitava nello stesso stabile.

La casa natale di Giacomo Puccini fu trasformata in museo nel 1979 e restaurata nel 2011. Il museo, che è situato nell’appartamento al secondo piano, custodisce molti cimeli tra cui mobili, onorificenze, autografi di composizioni giovanili come La Messa a 4 voci (1880) e il Capriccio sinfonico (1883), lettere inviate e ricevute da Puccini tra il 1889 e il 1915, quadri, fotografie, bozze dei libretti di “Tosca”, “La fanciulla del West” e un abbozzo musicale de “La bohème”. Inoltre è conservato il pianoforte Steinway & Sons acquistato da Puccini nella primavera 1911 e collocato nella casa di Milano. A fine 1921 , fu trasportato nella villa di Viareggio. Su questo pianoforte ha composto soprattutto “Turandot”. E di “Turandot” la casa-museo conserva pure il costume indossato dal soprano Maria Jeritza al Metropolitan di New York, nel 1926, in occasione del debutto americano dell’opera.

Infine molti pregevoli ritratti. Tra cui quelli di Giacomo Puccini senior e della moglie Angela Piccinini, eseguiti dal pittore lucchese Giovanni Domenico Lombardi detto “L’omino”; il ritratto di Antonio Puccini, copia dell’originale custodito al Civico museo Bibliografico musicale di Bologna; il ritratto di Giacomo Puccini, eseguito su tela dal pittore livornese Leonetto Cappiello, con dedica e data “Paris, 11 gennaio 1899”. Sul muro esterno, lungo la via di Poggio, si legge una lapide commemorativa, posta dalla città di Lucca. “Da una lunga progenie di musici/degni della viva tradizione patria/qui nacque il 22 dicembre 1858/Giacomo Puccini/che alle nuove voci di vita/accordò note argute di verità e leggiadria/riaffermando con le schiette agili forme/la nazionalità dell’arte/nel suo primato di gloria nel mondo/la città orgogliosa di lui/ nel trigesimo della morte, 29 dicembre 1924”.

Antistante alla casa-museo, in piazza Cittadella, campeggia il monumento bronzeo a Giacomo Puccini, dello scultore Vito Tongiani, donato alla città dall’Associazione industriali di Lucca, nel 1994.

L’ANTICA CASA E IL MUSEO DELLA FAMIGLIA PUCCINI

Il Museo Pucciniano di Celle dei Puccini, frazione del Comune di Pescaglia, è di proprietà dell’Associazione Lucchesi nel Mondo dal 1973. E’ nell’antica dimora della famiglia Puccini dove, nel 1712, nacque Giacomo senior capostipite delle future generazioni di Puccini.

Nato a Lucca nel 1858 Giacomo trascorreva qui, nella Val Pedogna della Valle del Serchio, i mesi estivi con i genitori e le sorelle, durante la sua infanzia. Questo avvenne fino alla prematura morte del padre Michele, allorché, Albina Magi, madre di Giacomo, si vide costretta a vendere la casa e altri terreni, ma il compositore mantenne, come tutti i suoi parenti, un legame strettissimo con il piccolo paese di Celle dove tornò, per l’ultima volta, il 26 ottobre 1924, a pochi giorni dalla sua partenza per Bruxelles (morirà nella capitale belga il 29 novembre dello stesso anno), con il rimpianto di non essere venuto più spesso.

La dimora tornò poi ad essere “la casa dei Puccini” con l’aiuto dell’Associazione Lucchesi nel Mondo che la trasformò in casa-museo con il prezioso contributo iniziale di alcuni parenti del Maestro che donarono cimeli, foto e lettere di famiglia.

Tra i tesori della collezione si possono ammirare il pianoforte su cui Puccini compose parte di Madama Butterfly, il grammofono ricevuto in dono da Thomas Edison e sul quale è stato registrato l’unico estratto esistente della voce del Maestro, il vestitino con il quale venne battezzato e il letto in cui nacque come anche una ricca collezione di lettere autografe, dischi, fotografie e documenti che ripercorrono la vita ed i successi del compositore.

Nel periodo estivo, nella piazzetta antistante il Museo, l’Associazione Lucchesi nel Mondo organizza ogni anno per il paese ed il territorio eventi e concerti lirici pucciniani ad ingresso gratuito. A tali manifestazioni si sono spesso aggiunte mostre fotografiche, grafiche e di pittura per studenti ed artisti, proiezioni e conferenze stampa sempre su temi pucciniani.

Nel 2023 si festeggeranno il 50° di fondazione del Museo di Celle che, è diventato Museo di interesse regionale, ed il 55° dall’istituzione della stessa Associazione: sarà un anno ricco di molteplici e variegati eventi, a Lucca e nel mondo al quale si unirà il Cammino I luoghi di Catarsini.

LA VILLA PUCCINI DI CHIATRI

Chiatri è una località nel comune di Lucca a circa 300 metri sul mare. Nel 1898, dopo i successi di “Manon Lescaut” e “La bohème”, Puccini acquistò la villa dei Samminiati e la ristrutturò integralmente. Allora Chiatri era un piccolo borgo rurale, dove vivevano una dozzina di famiglie, privo di strada carrozzabile. Puccini investì molti denari nella villa perché i materiali edili dovevano essere scaricati a Farneta e trasportati con animali da traino per un sentiero di quattro chilometri. Secondo il progetto dell’ingegnere Giuseppe Nottolini, che Puccini chiamava “Leone”, la villa mostra quello stile toscano tanto gradito al compositore, con paramento in mattoni a vista e con bifore in marmo e una piccola scalinata in marmo, voluta fortemente dal Maestro. All’interno un’ampia sala di studio e salotti per la conversazione, con arredamento in stile liberty commissionato ai mobilieri fiorentini della ditta Berardi e Tedeschi.

Per Puccini la villa rappresentava un luogo di tranquillità dove poter lavorare e partire per le sue amate battute di caccia., ma vi soggiornò soltanto pochi giorni, tranne alcune settimane dell’estate 1908 quando stava componendo il I atto di “Fanciulla del west”, che andò in scena al Metropolitan di New York il 10 dicembre 1910.

Alla scarsa frequentazione di Chiatri, contribuì certo l’opposizione di Elvira Bonturi, moglie del compositore, che non amava quel luogo troppo isolato e disagevole per raggiungerlo.

La villa fu messa in vendita dal figlio Antonio Puccini e nel 1940-41 fu acquistata da Giovanni Zammit e Giovanna Scardigli, nonni di Antonio Parra docente all’Università di Firenze, che ha arricchito con le sue memorie questo articolo.

Secondo il racconto di Parra, durante l’ultima guerra mondiale la villa divenne rifugio di parenti e amici antifascisti. Nell’estate del 1944 arrivò anche Alfredo Catarsini che ha lasciato traccia del suo soggiorno in un quadro, col quale il pittore si sdebitava per l’ospitalità ricevuta. Nel dipinto, che oggi si trova a Firenze, viene rappresentato l’asinello, ricordato da Parra perché appartenente alla sua famiglia, e uno scorcio del paesaggio antistante alla villa dove si incrociano quattro strade: la principale portava alla scuola e alla chiesa, una alla villa (che Catarsini non ha raffigurata nel dipinto, per non esporre gli ospiti a rischio che venisse riconosciuto il luogo), una portava alla bottega e l’altra alla frazione Valli Lunghe, dove si trovava la cosiddetta Capanna, che serviva a Puccini per lasciare l’auto e salire a Chiatri.

La Villa fu venduta nel 1990 e dopo alcune vicende è stata comprata da Lionel Ceresi, attuale proprietario che, a sua volta, l’ha messa in vendita nel 2016. La Villa di Chiatri, come allora sorge isolata e mantiene pur nella sua decadenza un fascino particolare.

PUCCINI E LA PASSIONE PER LE AUTO E LE BARCHE

Puccini amava i motori, le auto, i motoscafi, le moto, i sidecar e anche le biciclette. Sull’acqua del lago andava lentamente con i barchini per le sue batture di pesca e di caccia, ma anche con veloci motoscafi: Nel 1895 aveva acquistato un motoscafo Ricochet dai Cantieri Picchiotti di Viareggio, nel 1903 una lancia con motore americano Wolverine e nel 1912 uno yacht di 13 metri cui mise il nome di Cio-Cio-San.

Per lavoro viaggiava spesso anche in transatlantico: nel 1905 va a Montevideo e poi a Buenos Aires; nel 1907 si imbarca per New York e così descrive alla sorella Ramelde il suo viaggio: «Scrivo dunque dalla mia cabina magnifica con camera da bagno e salottino. Ci ho 70 lampade elettriche. È un vapore enorme, 25.000 tonnellate, 40.000 cavalli di forza, ci sono salotti, salottini, giardino d’inverno con fiori e palme colossali veri. Due ristoranti, una grande birreria, sale per ginnastica […]. C’è la banda e due orchestrine. Due giornali si pubblicano: uno in inglese e uno in tedesco. Con la telegrafia Marconi sempre si hanno le notizie del mondo intero. Acqua calda e fredda sempre. Riscaldamento elettrico. Anche gli accendisigari sono elettrici. C’è la sveglia a suon di tromba tutte le mattine e ai pasti. Tutto trombante! Il vapore è seguìto sempre da uccelli, specie di gabbiani. E pensare che siamo a 2000 miglia dalla costa. Dove riposano? Questi poveri augelli mi danno pensiero».

Nel 1910, ritorna a New York per il debutto de La fanciulla del West, partendo da Southampton sul transatlantico George Washington, e di nuovo racconta, questa volta alla nipote Albina Franceschini, figlia di Ramelde «Sono alloggiato da principe…illuminazione fantastica, mobili di legni rari, tappeti alti un mezzo palmo, tutto di buon gusto inglese. È la cabina imperiale che costa per il solo viaggio d’andata £ 8.000! Il bastimento è splendido e grandissimo […]. Oggi ho telegrafato col Marconi a Milano a Elvira e domani riceverò risposta». Il ritorno sarà con il transatlantico Lusitania, poi tristemente famoso per essere stato affondato da un sommergibile tedesco nel 1915 durante il primo conflitto mondiale.

Altra grande passione di Puccini saranno le auto, ne ha acquistato molte, cambiandole spesso, tutte di modelli diversi che faceva guidare da provetti autisti al suo servizio. La prima auto l’acquista nel 1901 ed è una De Dion Bouton, nel 1902 arriva la Clément Bayard, questa è l’auto con cui fece l’incidente sul monte Quiesa tornando da Lucca nella notte fra il 25 e il 26 febbraio 1903, nel 1906 è la volta di una Sizaire et Naudin, nel 1907 di una La Buire, un’Isotta Fraschini arriva nel 1909, poi alcune Fiat: la Tipo 1 e la Tipo 5 con illuminazione elettrica nel 1910-12 e la Fiat 501 nel 1919, nel 1921 la Lancia Trikappa Limousine e nel 1924 la Lancia Lambda cabriolet. Sarà con questa auto che partirà da Viareggio per Pisa dove l’aspetta il treno che lo condurrà a Bruxelles per essere operato alla gola, alla stazione un gruppo di amici lo saluta calorosamente.

Preoccupato per la sua situazione dalla clinica scrive: Sono grave! Ti puoi figurare il mio animo. (…) Che Miserie! Turandot? Mah! Non averla finita, quest’opera, mi addolora. Guarirò? Potrò finirla in tempo?” Purtroppo Puccini il 29 novembre muore e il duetto finale dell’opera resta incompiuto.

Alla prima dell’opera, diretta da Arturo Toscanini e che si terrà alla Scala il 25 aprile del 1926, dopo la morte di Liù, Toscanini interruppe la musica e voltandosi verso il pubblico, con voce rotta dall’emozione disse: “Qui finisce l’opera, perché il maestro è morto”.

LA VILLA LA PIAGGETTA DEGLI AMICI MARCHESI GINORI LISCI

Nel territorio di Massarosa in località La Piaggetta, troviamo la villa del Marchese Carlo Ginori Lisci, un importante luogo caro a Puccini, conservata dai discendenti del marchese come ai tempi in cui Puccini la frequentava. La villa fu ristrutturata con un paramento di mattoni rossi e profili in marmo bianco in uno stile neogotico-toscano che piacque così tanto a Puccini tanto da rivolerlo simile per la villa di Chiatri. Il bellissimo parco lambiva con essenze esotiche le rive del lago che entra direttamente sotto la villa formando una piccola darsena per le imbarcazioni.

Giacomo Puccini strinse amicizia col marchese Carlo Ginori Lisci, proprietario dal 1887 del lago di Massaciuccoli e della villa, e nel dicembre del 1895 dedicò a lui e alla moglie Anne Pfister “La bohème” che andrà in scena al Regio di Torino il 1° febbraio 1896.

Nel 1899 dedicò ad Anne anche il poema musicale “Avanti Urania”, composto su versi di Renato Fucini, Urania era il nome dell’avveniristico motoscafo di proprietà del Marchese.

Il Marchese aveva concesso a Puccini il permesso di cacciare gratuitamente sul lago, le sue prede preferite erano soprattutto i beccaccini e le folaghe, che Puccini consegnava alla sua cuoca personale Isola Nencetti. Il compositore fu assiduo frequentatore di villa Ginori, anche dopo la morte dei Marchesi, Anne nel 1901 e Carlo nel 1906, spinto dall’affetto per Maria Bianca, la figlia di Carlo e Anne, e che riteneva promettente pianista.

LA VILLA DELL’AMICO SALVATORE ORLANDO

La villa in stile neogotico sorse nel 1869 e fu acquistata nel 1896 dall’ Ing. Salvatore Orlando, di una potente famiglia di imprenditori navali di Livorno, in seguito eletto alla Camera dei Deputati e poi sottosegretario di Stato. Orlando apportò diverse notifiche alla villa e aggiunse nel parco edifici di gusto gotico romantico, e strinse da subito amicizia con Giacomo Puccini, che si era trasferito da poco nella frazione, condividendo con lui il piacere della caccia e l’amore per l’arte. Il gruppo di artisti che si era creato all’epoca a Torre del Lago e che saranno poi definiti come “I pittori del lago” frequentava spesso Villa Orlando, fra questi: Plinio Nomellini, Francesco Fanelli, Ferruccio Pagni, Angiolo e Ludovico Tommasi , Raffaello Gambogi e altri.

Puccini suonava sul pianoforte che ancora è conservato nel salone principale della villa, insieme a manoscritti, foto e cimeli. La villa, che è ancora proprietà dei discendenti ed è ora una dimora storica che ospita conferenze, concerti, mostre che richiamano artisti e pubblico nazionale e internazionale.

LA VILLA MUSEO DI TORRE DEL LAGO

Giacomo Puccini arriva a Torre del Lago nel 1891, insieme alla moglie Elvira Bonturi e al figlio Antonio. Prende in affitto la casa-torre di Venanzio Barsuglia, una modesta abitazione ricavata da un’antica torre di guardia, da cui la località prende il nome, sulle rive del lago di Massaciuccoli. In origine la torre apparteneva a nobili lucchesi, poi subentrarono i Borbone-Lorena e all’epoca ospitava in Barsuglia, guardia degli arciduchi. La casa-torre era composta da tre stanze al piano superiore con cucina ad uso comune e una stalla al piano terra. A Torre del Lago, Puccini trova il suo ambiente ideale fatto di amici cacciatori e di pittori tra i quali Ferruccio Pagni, Plinio Nomellini, Francesco Fanelli e i Tommasi, che cercano ispirazione in quella atmosfera lacustre. Con loro forma un cenacolo d’arte e di svago, che si chiamerà “Club della Bohème”. Dopo il successo di “Manon Lescaut” (1893), Puccini si trova in situazioni economiche più floride, che gli consentono di trasferirsi nella più ampia residenza del conte Grottanelli di Siena, a pochi metri dalla futura villa. E’ il periodo in cui Puccini, sta componendo “La bohème” e inizia “Tosca”. Nel 1899, dopo “La bohème”, acquista l’abitazione di Barsuglia, che restaura e trasforma nell’attuale villa, dove si stabilisce definitivamente con la famiglia nella primavera del 1900. Al progetto di demolizione della vecchia casa-torre, della quale rimangono soltanto le fondamenta, partecipano “vari architetti tra i quali io [Puccini, ndr]” insieme a Luigi De Servi, Plinio Nomellini e l’ingegnere Giuseppe Puccinelli”.

La villa ha struttura tradizionale, a due piani, con un ornamentale bow-window in vetro e ferro tra l’ingresso e il giardino della villa. Carlo Paladini, amico e biografo di Puccini, descrive la villa “bella, gaia e pulita, e col lenocinio della calcina tirata a pulimento, è così bianca e liscia che a vederla da lontana pare di marmo”. Per avere il giardino, Puccini acquista una porzione del lago dal marchese Carlo Ginori, che fa interrare e delimitare con una cancellata in ferro, tuttora esistente. Le acque lacustri lambiscono il vialetto intorno alla villa. L’interno è piuttosto eterogeneo. La prima sala fa da soggiorno e studio del Maestro, una sala-omnibus, come la definisce Paladini, perché “è un po’ di tutto. Sala da pranzo, salotto da ricevimento, stanza di lettura, di giuoco, di studio e Parlamento cinegetico”. Il soffitto a cassettone in rosso, blu e oro si collega al fregio degli amorini con festoni opera di Nomellini e Pagni. Sopra il caminetto il grande pannello ceramico in stile liberty di Galileo Chini, davanti il pianoforte Forster. Nel 1908 a causa dell’umidità il compositore fa rivestire le pareti di stoffa, coprendo le decorazioni degli amici pittori. La seconda sala è detta dei manoscritti per i documenti e l’archivio fotografico. Nella terza sala sono esposti trofei di caccia e le armi usate dal Maestro durante l’attività venatoria. In un salottino, nel 1926, viene ricavata la cappella progettata dall’architetto Vincenzo Pilotti, per accogliere le spoglie del compositore morto nel 1924. Il paramento in pietra d’Arezzo, sopra il sarcofago, presenta un bassorilievo “la musica che piange il maestro” dello scultore Antonio Maraini. Le vetrate sono di Adolfo de Carolis. Il 28 dicembre 1924, sul muro che dà sulla strada, è stata posta questa lapide: “Il popolo di Torre del Lago pose questa pietra/a termine di devozione/nella casa ove ebbero nascimento/le innumerevole creature di sogno/che Giacomo Puccini /trasse dal suo spirito immortale”.

Nella casa di Torre del Lago, sono nate “Tosca”, “Madama Butterfly”, “La fanciulla del west”, “La rondine” e “Il Trittico”. Nel dicembre 1918, la società Ilva-Torbiere d’Italia acquista il lago di Massaciuccoli, per l’estrazione della torba e l’ambiente intorno al lago cambia. Il Maestro protesta, ma invano. E nel settembre 1921 si trasferisce nella nuova casa di Viareggio.

Nel 2015, la nipote Simonetta Puccini inizia il restauro della villa, ripristinando tetto, facciata e camera da letto del compositore al primo piano. Tra il 2019 e il 2022, la Fondazione Simonetta Puccini, ha portato avanti il restauro degli altri vani del primo piano e della sala -omnibus al piano terra. Il Ministero della cultura-Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana con provvedimenti del 10 gennaio 2017 e 18 febbraio 2019, ha dichiarato fondo di interesse storico l’archivio Puccini conservato nella villa, che contiene circa 28.500 carte e 2.000 volumi manoscritti e a stampa.

Oggi la villa è un museo. Nella cappella accanto alle spoglie del compositore, riposano quelle della moglie Elvira Bonturi, del figlio Antonio, della nuora Rita Dell’Anna e dal 2017 le ceneri di Simonetta Puccini, ultima discendente del Maestro, che ha dedicato la vita alla memoria del grande nonno e a diffondere la conoscenza delle sue opere.

IL BELVEDERE GIACOMO PUCCINI

E’ un luogo famoso nel mondo. L’incredibile moltitudine di visitatori che ogni anno viene ad assistere alle rappresentazioni organizzate dalla Fondazione Festival Pucciniano, non si lascia sfuggire l’occasione di portare a casa la foto ricordo con la statua di Puccini e l’ingresso della sua villa, emblema di questo luogo ricco di atmosfera.

Nell’agosto del 1925, un anno dopo la morte di Puccini, il Comune di Viareggio accetta la donazione da parte delle Torbiere d’Italia del terreno e della spiaggia antistante la Villa Puccini e si impegna nella sistemazione del piazzale sul quale era prevista la collocazione di una statua dello scultore Leonardo Bistolfi. Sui giornali del tempo viene dato molto risalto al monumento che lo scultore avrebbe dovuto eseguire e donare in segno di amicizia a Puccini, ma l’opera non sarà mai realizzata, probabilmente per un disturbo agli occhi che nel 1925 impedisce a Bistolfi di modellare. Al suo posto, al centro della Piazza, sorgerà una grande vasca ottagonale in marmo, poi smantellata nel 1948. All’origine del progetto promosso dal “Comitato per le Onoranze a G. Puccini”, vi è proprio la volontà di creare un’area di pace e tranquillità attorno a Villa Puccini, conferendo alla zona una dimensione di raccoglimento e sacralità. Le soluzioni adottate nel primo progetto dell’Ing. Fausto Franchini recuperano stilemi propri di gusto tardo-liberty di ambito internazionale, con modalità interpretative tipiche della cultura italiana del tempo, evidenziate dalla disposizione concentrica delle aiuole che si diramano seguendo l’andamento della cancellata di Villa Puccini. Dall’edificio centrale partono diramazioni di linee sinuose e circolari, create con semplici siepi; la riva del lago è delineata da questo elegante andamento curvilineo e flessuoso. Sono inoltre previste piccole darsene per il ricovero di barche e un piccolo molo. Al centro del giardino avrebbe dovuto essere collocato il monumento. Il 15 settembre 1925 per la prima volta il progetto viene pubblicato e presentato ufficialmente sul “Giornale dei Lavori Pubblici e delle Strade Ferrate”, corredato da una dettagliatissima descrizione degli interventi che saranno intrapresi.

Il progetto non rimane relegato al solo interesse nazionale, ma acquisisce gradualmente una risonanza di carattere internazionale, grazie anche alle cartoline postali che riproducono il progetto del piazzale chiamate “messaggi” a firma dell’ing. Fausto Franchini, stampate e inviate dal Comitato in tutto il mondo. Diventano uno strumento pubblicitario tramite il quale arrivano cospicuedonazioni: una vera e propria mobilitazione internazionale a conferma della centralità della figura di Giacomo Puccini nel panorama musicale mondiale. L’economo tiene una rigorosissima contabilità delle somme di denaro pervenute; sfogliando le molte ricevute dei “buoni in entrata” ci si imbatte in una lista di nomi di grande prestigio, fra i quali: l’inventore e imprenditore statunitense Thomas Alva Edison, il compositore tedesco Franz Lehar, il musicista e direttore d’orchestra austriaco Paul Felix Weingartne, l’industriale Teresio Borsalino e il teatro Metropolitan di New York Anche il Governo dell’epoca sostiene tramite una ingente somma di denaro la sistemazione dell’area dove dovranno riposare le spoglie di Puccini.

Cominciano così i primi tentativi di interramento del Lago e la graduale cementificazione dell’area prospiciente a Villa Puccini, con una serie di opere di ingegneria che si protraggono fino alla fine degli anni venti del Novecento. Il Piazzale venne completato nel 1930 con l’istallazione della recinzione lungo la riva del Lago, posta in opera dall’impresa edile “F.lli Gemignani“ di Viareggio, la quale effettuò anche una serie di lavori necessari al completamento del Piazzale su incarico del Comune di Viareggio. La recinzione tutt’oggi esistente ricalca grossomodo il perimetro del progetto definitivo del Franchini del 1929 nel quale si evince l’abbandono delle forme tardo-liberty in favore del nuovo clima razionalista. Nell’agosto del 1930, sotto la direzione di Pietro Mascagni e Gioacchino Forzano, sulle rive del lago di Massaciuccoli, si tenne la memorabile Bohème del “Carro di Tespi Lirico”: un raro filmato dell’Istituto Luce documenta quel giorno.

Inoltre, il progettista aveva compreso che dopo la traslazione della salma di Giacomo Puccini, nel 1926 e l’istituzione della Villa museo, la zona era divenuta di elevata attrazione turistica. Dopo gli esiti disastrosi della seconda guerra mondiale, ricorrendo nel 1949 il 25° anno dalla scomparsa del Maestro, il teatro alla Scala di Milano dona la pregevole scultura in bronzo opera dello scultore Paul Troubetzkoy eseguita nel 1925, ancora oggi visibile sul Belvedere.

Negli anni Cinquanta, in relazione ad un aumento sempre crescente dei visitatori, il Comune intraprese alcune opere di allargamento.

PUCCINI A VIAREGGIO

Chi non ha incontrato Puccini a Viareggio, negli anni in cui vi abitava? Forse per strada sulle sue automobili, oppure passando davanti al giardino della villa, oppure al tavolo del Caffè Margherita, che ricorda il maestro con questa lapide posta nel 1949: “Durante il primo quarto del secolo/uomini illustri/tra cui/Marconi Giordano Toscanini/e amici cari del maestro/italiani e stranieri/convenivano a questo tavolo/scelto da/Giacomo Puccini/a luogo di ritrovo/per ricrearsi in semplicità di civili conversari/dopo la diuturna fatica/intorno all’arte sua immortale”.

Il locale in stile liberty, che sorgeva sulla passeggiata a mare di Viareggio, oggi con forme diverse, era frequentato anche dal giovane Alfredo Catarsini. Non sappiamo se il pittore abbia incontrato il celebre compositore, però dal racconto di Elena Martinelli, nipote di Catarsini, qualcosa scopriamo. Quando Puccini muore nel 1924, Alfredo Catarsini ha 25 anni, è sposato con Giuseppina Rossi ed ha una figlia, Mity. Nel 1944 Mity conosce a San Martino in Freddana, dove la famiglia è sfollata, il giovane ingegnere Pier Luigi Martinelli, figlio di due musicisti lucchesi: Alfredo violoncellista e insegnante all’istituto musicale Boccherini e Velia Landi pianista concertista. Vincenzo Martinelli, padre di Alfredo, gestiva a Lucca una bottega di calzature su misura e nel retro bottega custodiva un pianoforte. Tra i suoi clienti c’è Giacomo Puccini, che era solito sedersi al pianoforte e suonare. Il giovane Alfredo Martinelli ne rimase affascinato e scoprì la passione per la musica. La famiglia lo assecondò e frequentò il Conservatorio di Lucca iniziando presto la sua brillante carriera concertistica insieme alla moglie pianista, fondò il quartetto d’archi Boccherini e, tra gli altri, tenne un concerto il 9 marzo nel 1940 a Viareggio, all’ albergo Continentale (oggi Esplanade) in occasione di un concerto vocale strumentale al quale Mity Catarsini assistette prima ancora di conoscere suo figlio Pier Luigi, nell’ estate del ’44 a San Martino in Freddana.

LA VILLA PUCCINI DI VIAREGGIO

Giacomo Puccini acquistò a Viareggio, nel 1915, un terreno vicino alla pineta, nell’angolo tra l’attuale via Buonarroti e via Marco Polo. Pochi anni dopo, nel 1919, incaricò l’architetto Vincenzo Pilotti (Ascoli Piceno 1872-1956), docente all’università di Pisa, e all’ingegnere Federigo Severini (Pisa 1888-1962) di costruire la villa con dependance. I lavori terminarono due anni dopo e a fine dicembre 1921 Puccini poté trasferirsi a Viareggio. La villa comprende un piano nobile e un piano seminterrato dove si trovano i locali di servizio e lo studio del Maestro. La facciata principale di Via Buonarroti sfoggia un avancorpo con portico aperto a veranda con pilastri in pietra e transenne in legno a cui si accede mediante uno scalone a doppia rampa. I prospetti hanno paramento in mattoni e pietre a vista, che fanno da cornice alle porte e alle finestre con architravi e archivolti a sesto ribassato. I prospetti rivolti a nord e ad est sono ornati, nel coronamento al sottotetto, di formelle in gres ceramico raffiguranti maschere ed elementi decorativi con soggetto musicale e teatrale ad opera di Galileo Chini.

Gli ambienti interni corredati da un moderno sistema di riscaldamento con radiatori, erano distribuiti secondo le esigenze del Maestro: una scaletta interna in legno collegava la camera con lo studio nel seminterrato, arredato con due poltrone ai lati del caminetto e, come racconta Guido Marotti amico di Puccini e quotidiano frequentatore della villa “da un tavolino col panno verde, il pianoforte Steinway a coda (oggi si trova nel Museo casa natale di Lucca) coperto di damasco e da un sacco di cose…dallo studio, per una porticina a vetri opachi, si accede al salotto, in cui domina il rosso: un divano angolare con cuscini rossi e le pareti tappezzate di rosso… mobili di colore scuro tono antico”. Il giardino è corredato da un sistema di pioggia artificiale, e caratterizzato da lecci e pini, doveva costituire una sorta di prosecuzione della pineta.

Sul lato nord, una lapide, posta il 7 dicembre 1924 recita: “La comunità di Viareggio / promette di costudire/ consacrati/ a/ Giacomo Puccini/ e casa e bosco/ che furono/ reggia e giardino/ alla splendente regina Turandot.

Nel 2012, la proprietà della villa fu assegnata alla Fondazione Puccini di Lucca, con un atto di transazione stipulato con l’Azienda del Demanio nell’aprile 2012, a seguito di una sentenza del Tribunale di Firenze del 2008, che aveva riconosciuto valido il legato del testamento di Rita Dell’Anna (la nuora di Puccini aveva già donato la casa natale di Lucca), in cui si assegnava la nuda proprietà della villa alla Fondazione Puccini. E nel luglio 2014, la Fondazione è entrata in possesso della Villa Puccini di Viareggio.

La villa è corredata da una dépendance di due piani, comprendenti un garage e al primo piano un appartamento, ora di proprietà della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini. Nata come abitazione dell’autista, dagli anni Settanta, la dépendance, fu abitata dalla nipote del Maestro, Simonetta Puccini, quando lasciava Milano e soggiornava a Viareggio.

GIACOMO PUCCINI, AMANTE DELLA BUONA TAVOLA

Il grande compositore che scelse Torre del Lago come sua dimora abituale e il lago come habitat ideale per la sua passione della caccia, da buon lucchese apprezzava molto mangiare, soprattutto quello che aveva cacciato. Egli stesso cucinava al Club della Bohème, creato da lui con alcuni amici buontemponi dove poter giocare a carte, bisbocciare, divertirsi e mangiare.

Tralasciamo alcune ricette che gli sono state verosimilmente attribuite, quelle che seguono sono ormai codificate come le “ricette di Puccini” e sono: risotto con tinca, folaga o colombaccio; pappardelle alla lepre; folaga alla Puccini; girato di tordi; carrè di cinghiale al vino rosso; beccaccia sul crostone; lepre in umido; germano di Massaciuccoli brasato; marzaiola di Massaciuccoli al tegame (la marzaiola è un uccello affine all’anatra selvatica che si cacciava nel periodo della migrazione nel mese di marzo e cuoce con olio, erbe aromatiche locali e pancetta di maiale).

La sua cuoca Isola Nencetti, di Casciana Terme, gli fece scoprire e apprezzare il “Latte alla portoghese” che poi divenne un dolce tipico della zona, molto amato e tramandato anche in casa Catarsini.

ALTRI LUOGHI PUCCINIANI: MONSAGRATI E BARGECCHIA

Nel 1898 Puccini prese in affitto per il periodo estivo Villa Mansi a Monsagrati, dove fra luglio e settembre compose il I e il II atto di Tosca e pur non amando molto Monsagrati per la sua vista troppo chiusa da selve, pini e monti, come e bbe a scrivere riesce anche a strumentare quasi tutto il primo atto, ora una lapide ricorda il suo soggiorno con queste parole:

IN QUESTA VILLA NELL’ESTATE DEL 1898 GIACOMO PUCCINI
OSPITE DEL MARCHESE RAFFAELLO MANSI
DIMORÒ E COMPOSE IL PRIMO ATTO DELLA TOSCA
POICHÉ L’ARTE SI SUSTANZIA DI BELLEZZE DIVERSE. LE
RECONDITE ARMONIE DI QUESTE ROMANTICHE PENDICI
RISUONARONO FORSE NELLA MENTE E NEL CUORE DEL MAESTRO
IN NOTE DI SUBLIME PASSIONE E DETTERO ALLE ALI DEL
CAPOLAVORO I PRIMI FREMITI PER IL SUO VOLO IMMORTALE.

R.Sardi

A Bargecchia sorge la Chiesa di San Martino con un campanile dove quattro campane bronzee mandano il loro bel suono nel territorio collinare circostante il piccolo paese. Secondo una simpatica tradizione questo suono ispirò a Puccini il sottofondo al duetto di Scarpia e Tosca nel primo atto della Tosca.

ISTITUTO MUSICALE LUIGI BOCCHERINI DI LUCCA

L’Istituto Musicale Boccherini di Lucca è una della più antiche scuole musicali d’Italia. Fu istituito da Giovanni Pacini nel 1842, con la protezione e il consenso del Duca Carlo Lodovico. In questa scuola Michele Puccini, il padre di Giacomo, a partire dall’anno successivo, svolse varie funzioni e ricoprì varie cattedre, fino a diventarne insegnante di contrappunto, Composizione e Direttore nel 1862. Presso questo istituto Giacomo Puccini iniziò il suo percorso formativo nel 1868 e si concluse nel 1880 con il diploma in composizione. Dal gennaio 2022 è un Istituto Superiore di Studi Musicali, un Conservatorio Statale.