CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

Non esiste il problema di passare dall’astrattismo al figurativo o viceversa” scriverà Catarsini. Non esiste per lui passare da pittore a scrittore, da affreschista ad intellettuale e insegnante. Perché non esiste? Perché egli ha in sé un carattere solido, non si lascia confondere dalle apparizioni siano esse ideologiche o fatti.

Palazzo Orsetti ospita una selezione di opere significative del percorso artistico di Catarsini: una marina, una veduta delle cave di marmo di Carrara  e alcune composizioni realizzate fra gli anni Cinquanta e Settanta, decenni contrassegnati da sperimentazioni figurative che lo portarono ad elaborare due originali linguaggi pittorici: il Riflessismo e il Simbolismo meccanico.

Vittorio Sgarbi scrive su Catarsini “… se c’è un artista che ha provato a guardare oltre le mura del proprio municipio, cercando altrove gli stimoli da portare  e sviluppare a casa, questi è proprio Catarsini. Godendo peraltro della congiuntura favorevole per cui l‘altrove gli arrivava direttamente a casa senza aver bisogno di andarlo a cercare .. grazie alla presenza di artisti e intellettuali..”

5. Riflessismo, Cabina rossa 1950, olio su compensato, altezza 30 centimetri, larghezza 34 centimetri

Questo dipinto è una delle poche opere del periodo di Catarsini da lui stesso denominato Riflessismo, che nacque intorno alla metà degli anni Quaranta del Novecento da una casuale osservazione del pittore di alcuni oggetti riflessi nel vetro che proteggeva un suo dipinto. Queste osservazioni unite alla sue esperienze giovanili nel secondo Futurismo lo portarono alla realizzazione di una serie di tele in cui gli oggetti o i paesaggi diventano ambigui e sembrano far parte di un mondo parallelo, in cui i piani si incrociano e gli oggetti non hanno dimensioni reali. Sono dipinti che sembrano sogni distorti di grande impatto visivo ed emotivo, resi sempre con colori caldi e grande uso di rossi, blu e gialli.

6. Simbolismo Meccanico Composizione, 1970, olio su compensato, altezza 43 centimetri, larghezza 40 centimetri

Questo dipinto è rappresentativo del movimento creato da Catarsini negli anni ‘60 e ‘70 del ‘900, denominato Simbolismo Meccanico. Nel dopoguerra Catarsini resta affascinato di progressi della tecnica e della scienza: ruote, pulegge, ingranaggi e oggetti meccanici diventano protagonisti delle sue tele, ma in seguito l’artista immette in queste opere l’ansia e l’inquietudine dell’uomo del Novecento di fronte al progresso che lui stesso ha creato ma che non riesce a dominare rischiando di rimanerne vittima. La sua è una denuncia sociale che ha anticipato i tempi ed oggi è molto più comprensibile di allora.

Questa tela, tutta giocata sui colori della terra: bruni, gialli e rossi, raffigura una grande ellisse inclinata sulla sinistra che occupa quasi tutta la superficie del dipinto e che racchiude al suo interno due ruote dentate dai colori rosso cremisi e rosso mattone. Dalla ruota rosso cremisi, posta in basso a sinistra, esce un raggio di luce gialla, mentre dalla ruota rosso mattone, dipinta nell’alto dell’ellisse, fuoriescono alcuni raggi bianchi, altre linee dai toni del senape si intrecciano sull’ellisse. Il dipinto è fantascientifico, la forma a uovo dell’ellisse sembra un robot entrato rotolante dentro lo spazio della tela, niente è reale in questo dipinto, solo forme affascinanti, ma anche inquietanti.

7. Marina con capanni, olio su compensato, altezza 40 centimetri, larghezza 50 centimetri.

In questo dipinto Catarsini raffigura la spiaggia a sud di Viareggio, la cosiddetta spiaggia libera, alla fine dell’estate. Quando i bagnanti sono andati via, ma le giornate sono ancora belle ma fresche e ventose, come si capisce dal movimento dei panni stesi su una corda tesa a un palo piantato nella sabbia, vicino a una casa dalle forme semplici. Sullo sfondo il mare di un azzurro cupo e tre capanni che si stagliano contro il cielo terso. E’ un dipinto sereno che raffigura la calma che a fine stagione regnava in Versilia e l’atmosfera semplice di quegli anni simboleggiata dai panni che si muovono al vento, uno blu, l’altro arancione, uno bianco che illumina tutto il dipinto.

Il dipinto del 1953 raffigura una spiaggia in un giorno d’estate, ma non è la spiaggia attrezzata con ombrelloni e sdraio, bensì una spiaggia libera, selvaggia come si trova a sud di Viareggio. Sulla striscia di sabbia, dove si intravedono le erbe dunali tipiche di questo tratto di spiaggia, vediamo tre figure femminili nude in piedi, che volgono lo sguardo verso il mare, dove una barca verde con le vele aperte sembra aspettarle o averle appena sbarcate. Le figure femminili non hanno colori reali, sono dipinte di rosso, grigio-blu e marrone. La figura rossa ha nella mano sinistra una stoffa azzurra, forse il costume di cui si è liberata per restare nuda, libera nella natura selvaggia o un richiamo per la barca che sta di fronte a loro? La cosa che colpisce di più di questo dipinto è la libertà della raffigurazione femminile posta in una ambiente panico, quasi primordiale, che richiama la bellezza della natura non contaminata dall’uomo.

Sul tavolo al centro della sala sono collocati sia il disegno a rilievo del dipinto che la sua traduzione in altorilievo scultoreo, entrambi realizzati dai Servizi Tiflodidattici del Museo Tattile Statale Omero.

L’altorilievo scultoreo e il disegno a rilievo sono funzionali allo svolgimento di laboratori esperienziali su base motoria per persone cieche e ipovedenti. I laboratori integrano due progetti della Fondazione Alfredo Catarsini 1899: I luoghi di Catarsini e Cambiamo il punto di vista! per la reinterpretazione dell’immagine, finalizzati al turismo sostenibile e accessibile tra cui anche l’esplorazione tattile dell’opera.

9. Cave di Marmo, 1960 olio su tela, altezza 60 centimetri, larghezza 78 centimetri.

Questo dipinto raffigura una cava di marmo nelle Alpi Apuane. Le “Apuane” come sono chiamate confidenzialmente dagli abitanti, sono la splendida catena di monti che circonda la Versilia e da cui da centinaia di anni si estrae un marmo bianco, uno dei più pregiati per la realizzazione delle sculture. La cava a cielo aperto che Catarsini ritrae in questo dipinto raffigura alcuni momenti di questo pericoloso lavoro.

La parete della montagna occupa tutto il dipinto, è lei la protagonista, gli uomini che la lavorano sono piccoli, quasi formiche che cercano di conquistarla. In primo piano un uomo, con una camicia azzurra, è quasi piegato su un attrezzo e si trova sotto un sistema di carrucole. Sullo sfondo, sulla parete impervia della montagna due figure ancora più piccole si arrampicano su una sorta di sentiero appena accennato, sembrano tecchiatori, gli operai che nelle cave devono sorvegliare il fronte della cava ed eliminare i massi pericolanti, spesso sono legati alle corde per raggiungere i punti più impervi. I colori usati sono tutti su bianchi e sui verdi, ma non squillanti, anche il bianco ha velature verdastre. Catarsini con questo forte dipinto ha riassunto con tratti veloci, immediati e potenti tutta la storia del lavoro di cava.

10. Nudo nero, olio su tela, altezza 70 centimetri, larghezza 50 centimetri

Questo dipinto fa parte di un ciclo di figure “fantastiche” degli anni 1960- 1970 quando l’artista si dedicava alle ricerche sul Simbolismo meccanico. La grande figura femminile nera occupa tutta la superficie del dipinto, il viso dai tratti semplificati guarda l’osservatore con aria pensosa ed è seduta su una specie di sedia-trono dalle linee squadrate, che risalta sul fondo verde, due spighe di grano spuntano ai lati del trono. Si tratta probabilmente di una raffigurazione della Madre Terra, che con aria turbata sembra assistere impotente ai grandi cambiamenti che avvenivano in quegli anni e che minacciavano e minacciano ancora oggi la terra.