CAMMINO – I LUOGHI DI CATARSINI

4 – NOTIZIE SU LUCCA

Per le notizie sulla storia di Lucca si rimanda al link del Comune di Lucca:
https://www.comune.lucca.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/169

Lucca è una delle rare città protetta da una cinta di mura senza soluzione di continuità percorribile con un camminamento pensile; le mura sono lunghe 4 chilometri e alte 12 metri. Sono state costruite in epoca rinascimentale (1513-1650) e sono un vero parco urbano: il legame con la Storia e la cultura è molto forte: piccoli musei ospitati nelle casermette dove si scoprono interessanti curiosità sulla storia della città come la più antica Zecca d’Europa, i balestrieri che si disputano il Palio ogni anno in onore del Santo Patrono e della santa Croce, il piccolo ma interessante Orto Botanico, il caffè ottocentesco delle Mura che decretò la definitiva destinazione delle Mura a parco urbano. Le mura sono inoltre un punto di vista privilegiato per vedere la città: si possono vedere inediti scorci dei principali monumenti, l’abside della cattedrale di San Martino con l’imponente campanile e quella di San Frediano con un unico sguardo che abbraccia anche il settecentesco Palazzo Pfanner con il giardino. L’inconfondibile sagoma della torre Guinigi con il pennacchio di lecci sulla sommità e quella delle Ore su cui sventola una banderuola segnavento. L’orto botanico con lo specchio d’acqua in cui finì la storia della bella Lucida Mansi, i torrioni sobri delle Mura medievali, la ciminiera della Manifattura dei Tabacchi.

I BONAPARTE E I BORBONE A LUCCA

ELISA BONAPARTE BACIOCCHI
All’inizio dell’Ottocento a Lucca si avvia un processo di trasformazione che modificherà notevolmente l’assetto funzionale e formale della città. Dopo il periodo della repubblica democratica (dal 1801 al 1805) Napoleone istituisce il Principato di Lucca (1805-1814) e ne affida la guida a Felice Baciocchi e alla moglie Elisa Bonaparte, sua sorella minore. Maria Anna Bonaparte Baciocchi (1777-1820) detta Elisa aveva sposato nel 1797 il capitano Felice Baciocchi membro della nobiltà corsa, contro il volere del fratello. Divenuto imperatore di Francia, Napoleone creò e assegnò a Felice, il 18 marzo 1805, il principato di Lucca e Piombino. L’anno dopo, Napoleone vi unì il ducato di Massa e Carrara. Il territorio venne di fatto governato più che dal marito, dalla volitiva Elisa. Il 3 marzo 1809 i tre dipartimenti toscani annessi all’impero l’anno precedente vennero affidati ad un unico governo posto in Firenze. A capo di questa struttura politica fu messa la stessa Elisa, cui fu dato il titolo onorifico di granduchessa di Toscana. In realtà non esisteva un granducato vero e proprio e in ogni caso Lucca rimase uno Stato indipendente: quindi Elisa era al contempo Principessa di Lucca e Piombino e governatrice della Toscana. Questo doppio ruolo politico dimostrava il fatto che Napoleone riconosceva le grandi doti della sorella nel governare con perspicacia e non esitava ad affidarle incarichi delicati. Donna molto attiva, seppe amministrare con prudenza e lungimiranza.
A Lucca realizzò importanti interventi urbanistici, l’antico Palazzo Pubblico diviene una reggia la cui facciata si apre sulla nuova Piazza Napoleone, ottenuta con la demolizione di un intero isolato urbano (1806); viene aperta nelle mura la nuova Porta Elisa (1809) per collegare la capitale con la parte orientale del territorio, verso Firenze; le mura perdono la funzione di “fortezza” per assumere quella di “parco”; si avviano gli studi per progettare un nuovo acquedotto; si costruiscono argini lungo il fiume Serchio e si bonificano terreni paludosi. Si cerca di dare anche nuovo impulso alla cultura e alle arti: si fondano istituti di istruzione, si istituisce la Biblioteca Pubblica e viene impostata una vera e propria politica per i beni culturali. Altra iniziativa fu l’acquisto della villa Orsetti, che fu trasformata in residenza dei principi con il nome di Villa Reale di Marlia; qui fu realizzato un parco che conservò però alcune parti dei bellissimi giardini barocchi preesistenti.
Elisa al momento dell’insediamento aveva promesso di “governare con la sola vista dell’interesse e della felicità del popolo lucchese”. Fu certamente di parola.
Dopo la caduta di Napoleone, nel 1814, cercò un abboccamento con il comandante delle truppe britanniche Lord William Bentinck per dissuaderlo dall’attaccare lo Stato di Lucca. Gli eserciti anglo-siculi, sbarcati a Livorno, si mossero però celermente verso i confini meridionali del principato ed Elisa dovette fuggire, pur essendo in stato di gravidanza. Fu per un periodo prigioniera nella fortezza dello Spielberg, poi si ritirò, prima a Bologna, quindi a Villa Vicentina, non lontano da Gorizia, ove morì di cancro. È stata la prima dei fratelli Bonaparte a morire. Fu sepolta nella basilica di San Petronio a Bologna, dove ancora riposa accanto al marito.
Durante il suo brevissimo ma significativo governo lucchese Elisa trasformò profondamente il volto della città , opere che non si fermarono nemmeno con l’ingresso di Maria Luisa di Borbone.

MARIA LUISA DI BORBONE
In questi anni non possiamo dimenticare il bicentenario della permanenza a Lucca di Maria Luisa di Borbone, Infanta di Spagna, duchessa dal 1817 al 1824, ivi mandata dal Congresso di Vienna contro la sua volontà.
Il 7 dicembre 1817 la giovane donna, già vedova e con due figli, entrò nella città murata che l’accoglieva festeggiante, quale nuova governante, promessa e speranza di un periodo migliore.
L’epoca napoleonica e quella del post congresso di Vienna con la restaurazione, avevano rivoluzionato l’intero assetto politico europeo. Lucca, che aveva perso la propria indipendenza ma non la propria autonomia, era divenuta un Principato con Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, e poi un Ducato con Maria Luisa di Borbone. Due donne completamente diverse tra loro, per certi aspetti quasi opposte, che guidarono con una parziale continuità il piccolo Stato lasciando in Lucca, nonostante i tempi brevi della loro presenza, segni indelebili del loro passaggio.
Nel bicentenario del ducato di Maria Luisa, rivalutiamo le opere più importanti che, due secoli fa, lei ha decretato: fra le altre, l’attuale Liceo Classico “N. Machiavelli”, in quel tempo Real Liceo; la prestigiosa Università di Lucca; la costruzione del monumentale Acquedotto di Lucca progettato da Lorenzo Nottolini; la creazione dell’Osservatorio Astronomico La Specola di Marlia e dell’Orto Botanico di Lucca; l’inaugurazione a Lucca del Teatro del Giglio; la nascita della città di Viareggio, arricchita di un grande parco e di una Reggia, resa moderna da un primo piano regolatore e da una spiaggia utilizzabile per la balneazione e, in primo luogo, la costruzione della Darsena.
Da sottolineare l’attenzione di Maria Luisa verso i più deboli, le donne e gli indigenti, ed il ruolo “strumentale” che, a tal fine, fece assumere con appositi decreti al Monte di Pietà di Lucca.
Maria Luisa, già sofferente, morirà a Roma dopo una breve malattia, forse di cancro ai polmoni, il 13 marzo 1824. Il suo corpo fu imbalsamato e trasportato in Spagna per essere sepolto, accanto all’amato marito Lodovico, nel monastero dell’Escorial (Madrid). Da Roma la salma giunse a Ostia e, con il Bargio Reale, trasferito alla sua Viareggio dove giunse il 10 aprile. I solenni funerali ebbero luogo a Lucca. Quattro enormi statue sul catafalco, progettato da Lorenzo Nottolini, rappresentavano la Fede, la Carità, la Religione e la Giustizia, segni del suo operato a Lucca nei sei anni di Ducato.
A Maria Luisa succedette sul trono del piccolo Ducato lucchese l’infante Carlo Lodovico, nato a Madrid nel 1799. Ne prese possesso il 13 marzo 1824, nella lunga attesa del giorno nel quale un’altra Maria Luisa, la seconda moglie di Napoleone, morendo, lasciasse libero per lui il dominio ereditario del Ducato di Parma e Piacenza. A Lucca, nell’imponente Piazza Napoleone costruita da Elisa Baciocchi, troneggia la statua di Maria Luisa con in mano lo scettro dei Borbone e a lato l’infante Carlo Lodovico.

VIAREGGIO, LA CITTÀ AMATA DA MARIA LUISA
Quando Maria Luisa morì a Roma il 13 marzo 1824, il suo corpo fu portato in Spagna per essere sepolto nel Palacio Monasterio de El Escorial (Madrid). Ma i precordi rimasero a Lucca nella Chiesa dei Cappuccini fino al 1870 quando furono trasferiti a Viareggio e posti nella Cappella Mausoleo dedicata a San Carlo Borromeo, costruita nella Tenuta dei Borbone. Scriveva lo storico Cesare Sardi che a Lucca, al momento della scomparsa della Duchessa, ci fu commozione, ma, forse Viareggio fu l’unica città che l’aveva amata e che pianse sinceramente la sua morte.
Infatti, la città di Viareggio fu amata da Maria Luisa per aver ricevuto da quel luogo quel benessere che divenne “soave cura” per il suo travagliato “esistere”. Dopo un ventennio di sofferenza, l’Infanta di Spagna vi trovò un momento di pace interiore e di liberazione da quel “male” che da tanti anni la affliggeva. Entrò nel “porto della pace”, in una natura incantevole: dalle bianche Alpi Apuane agli uliveti e ai vigneti delle colline della Versilia, dalle umide e verdi pinete alle dolci onde del mare; una natura accogliente, sempre sognata, da quando viveva nel Palazzo Reale di Madrid o in quello di San Ildefonso della Granja, nell’arida Castiglia. Un detto popolare sul clima continentale del centro della Spagna, “Tre mesi d’inverno e tre mesi d’inferno”, ci permette di capire quanto Maria Luisa si trovasse bene in Versilia!
A Viareggio, inoltre, nell’incontro con un popolo buono, schietto e riconoscente, lontana dai Palazzi del potere, dal formalismo e dal cerimoniale della corte, Maria Luisa instaurò relazioni positive. Riuscì così a superare l’angoscia creatale dalle persecuzioni della dittatura napoleonica e a riprendere persino l’amicizia con Paolina, la sorella di Napoleone. Il “clima” allevierà non solo le problematiche polmonari – respiratorie ma curerà anche le sofferenze dell’animo.

MARIA TERESA DI SAVOIA: LA TERZA PRINCIPESSA, PER UN VENTENNIO AL GOVERNO DI LUCCA
Dopo Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, e Maria Luisa, Infanta di Spagna, al governo di Lucca giunse il 13 marzo 1824 la terza principessa, Maria Teresa di Savoia, sposa di Carlo Lodovico, il figlio di Maria Luisa. Maria Teresa Ferdinanda Felicita Gaetana Pia di Savoia, nata a Roma il 19 settembre 1803, aveva conosciuto Lodovico a Cagliari dove la famiglia Savoia si trovava esule dal 1806 a causa dell’occupazione del Regno da parte di Napoleone; e lì resteranno fino al 1814 quando, caduto Napoleone, poterono rientrare a Torino.
Quando, durante l’esilio, la Famiglia Borbone si recò in visita dai Savoia a Cagliari, lei era una bambina che giocava ancora con le bambole, lui un giovinetto. Si racconta che, il giorno dopo la visita, la regina Madre comunicasse a Maria Teresa in modo perentorio: “Quel principe che è venuto ieri sarà il vostro sposo!”
I Borbone, appena sistematisi a Lucca nel dicembre 1817, condivisero con i Savoia quel matrimonio in un primo incontro tenutosi a Modena nella primavera del 1818 e in uno successivo ufficiale, di fidanzamento, a Torino nei primi giorni del 1819. Un matrimonio fatto per ragioni politiche che vedrà poi lo sposo molto distaccato, diverso dalla sposa nella personalità, interessi e carattere e, di norma, assente dal Ducato di Lucca per frequenti viaggi in Europa. Una satira popolare lucchese degli anni 1830, dopo la permanenza continuativa di Lodovico in Germania dal 1827 al 1833, iniziava con questi versi con cui lo invitava a rientrare a Lucca “Don Carlo Lodovico di Borbone, Duca di Lucca e a Vienna residente, se qualche volta per combinazione, si trova qua tra la sua fida gente…”
Un matrimonio difficile già nella fase organizzativa, rinviato di mese in mese per lutti familiari in casa Savoia. Sarà poi celebrato solennemente a Torino fra vescovi e ambasciatori, pranzi di gala e concerti, ma per procura. Il 17 agosto 1820 nella cappella della Villa Reale, assente il marito, riceverà per lui l’anello Carlo Felice, Duca di Genova. La sposa incontrerà lo sposo a Viareggio solo il 7 settembre, dopo un viaggio in nave da Genova solcando un mare burrascoso che anticiperà, quale triste presagio, la difficile vita di sposa e madre trascorsa a Lucca. Le navi sarde non poterono attraccare a Viareggio per il maltempo e gettarono le ancore a Porto Venere. La giovane sposa, accompagnata dal padre, il re Vittorio Emanuele, in carrozza venne incontro allo sposo e Viareggio, e poi Lucca, le fecero grande festa. Ebbero due figli: Luisa, che morì all’età di due anni, e Carlo III che fu ucciso a 31 anni da un carbonaro. Maria Teresa resterà duchessa di Lucca fino al 17 dicembre 1847 , quando, con la morte dell’Imperatrice Maria Luisa come stabilito nel Congresso di Vienna, Lodovico e Maria Teresa divennero duchi di Parma. Il 17 marzo 1849, Lodovico, ora Carlo II, abdicherà a favore del figlio Carlo III e Maria Teresa si trasferì nella villa alle Pianore (Camaiore).
Morirà il 16 luglio 1879 nella sua villa fatta costruire a San Martino in Vignale (Lucca) dove aveva vissuto in religioso isolamento gli ultimi anni tanto da ricevere il nome popolare di “Sepolta viva”. Le esequie si tennero nella chiesa di San Romano in Lucca e la salma, rivestita dell’abito domenicano, fu trasferita, per sua volontà, a Roma e tumulata al Verano nella cappella dell’Ordine Domenicano. Il marito sopravvisse tre anni; morì a Nizza e fu sepolto a Viareggio nella chiesa-mausoleo di famiglia insieme ai figli Luisa e Carlo III.
Una vita religiosa e caritatevole fu condotta anche dalla sorella minore Maria Cristina di Savoia, prima moglie di Ferdinando II di Borbone, che morì, neppure ventiquattrenne, il 31 gennaio 1836 nel dare alla luce il figlio Francesco, ultimo re del Regno delle Due Sicilie. La vita santa da lei trascorsa ha permesso a Papa Francesco Bergoglio il suo riconoscimento quale Beata (25 gennaio 2014).

L’AMICIZIA FRA PAOLINA BONAPARTE E MARIA LUISA DI BORBONE
A fine aprile 1822 arriva a Viareggio, ben vigilata dai servizi segreti francesi, la principessa Paolina Borghese, sorella di Napoleone, l’amica di Maria Luisa. Viaggia, si racconta, su una piccola nave della stessa duchessa ed è accompagnata dall’ultimo amore, Giovanni Pacini, un giovane musicista catanese di origini toscane che, per alcuni decenni, si porrà al centro dell’attiva vita musicale lucchese fondando, fra l’altro, nel 1842 l’attuale “Istituto Musicale Boccherini”, precedentemente a lui intitolato dopo la sua morte.
Maria Luisa aveva conservato dei buoni rapporti con Paolina anche se apparteneva alla famiglia di Napoleone Bonaparte che tanta sofferenza le aveva arrecato. Il legame di amicizia rimase stretto nonostante il convinto sostegno dato da Paolina al fratello Imperatore sia negli anni della gloria che nel difficile periodo dell’esilio nell’Isola d’Elba e della prigionia nella lontana Isola di Sant’Elena. Le due principesse si erano conosciute a Firenze nel 1803, quando Maria Luisa era Regina d’Etruria; poi si erano ritrovate a Pisa, Roma e infine a Lucca. Si erano sostenute con amicizia nei momenti difficili, sia nei dolorosi giorni della morte dell’unico figlio di Paolina, Dermide Leclerc, scomparso all’età di sei anni, sia nell’estate del 1821 quando le giunse la notizia della morte dell’adorato fratello prigioniero a Sant’Elena.
Paolina, principessa avvenente, disinibita, ritenuta la donna più bella di quei tempi, nel 1804 si fa ritrarre seminuda nelle forme neoclassiche, morbide e sensuali, dallo scultore Antonio Canova su incarico del secondo marito, il ricco principe Camillo Borghese. Ma il suo cuore si sentiva libero da quel legame matrimoniale e così, nell’ultima tappa della sua vita, dopo vari amori, si innamorò follemente del ventiquattrenne musicista Giovanni Pacini, conosciuto al “Teatro Valle” di Roma il 2 dicembre 1820 e da lei sostenuto nei primi anni della successiva carriera di compositore.
Paolina Borghese, ora quarantenne, iniziò un ultimo idillio che durerà quattro anni, una passione rovente che l’accompagnerà fin quasi alla morte, tanto da salire anche lei sui palchi dei teatri, galeotti di quell’amore, per cantare con il giovane e bel maestro. Fra le sue braccia vorrà scendere fra le voluttuose onde del mare di Viareggio. Per questo grande amore la bella Paolina volle infatti seguire il Pacini a Lucca dove la duchessa Maria Luisa lo aveva nominato suo maestro di Camera e Cappella. Scelsero il Ducato di Lucca quale loro dimora e quale luogo per un amore non più segreto. La bella Villa Arnolfini di Monte San Quirico (Lucca) fu la prima dimora a cui presto Paolina volle unire un secondo nido d’amore a Viareggio acquistando nel maggio 1822, grazie all’intervento di Maria Luisa, un appezzamento di spiaggia nuda di 220 braccia quadrate posta all’estremità di Viareggio per edificarvi un assai comodo palazzo e corrispondente giardino. In una supplica diretta a Maria Luisa la Principessa chiese poi che le fosse concesso lo spazio di spiaggia davanti alla villa acciò che alcuni altri possano impedirmi la visuale del mare, desiderio che fu subito esaudito. Sulla spiaggia antistante, il 18 luglio di quell’anno, il mare restituirà la salma del poeta Percy Bysshe Shelley annegato dopo il naufragio della sua barca, la goletta Ariel. Su quella spiaggia alcune settimane dopo sarà cremato il corpo del poeta. Questi fatti tragici non fermarono il desiderio di Paolina, che molto apprezzava le poesie di Shelley, di avere su quel mare un nuovo nido per il suo amore . La città di Viareggio, con il suo mare e il suo porto, iniziava in quegli anni un nuovo sviluppo quale luogo dell’incontro, delle feste, delle veglie da ballo; sarà uno dei primi centri europei dedito alla balneazione, un primo passo verso il successivo grande sviluppo.
Con Decreto n° 33 del 25 settembre 1822 Maria Luisa, su richiesta dello stesso, consegnerà a Giovanni Pacini la Cittadinanza lucchese per poter risiedere a Viareggio: “Avuto riguardo alla sua somma abilità nell’arte della Musica, per i servizi di sua professione a Noi resi è ammesso alla Cittadinanza Lucchese con il godimento di tutti i diritti Civili e politici”. Con lo stesso Decreto il maestro Pacini fu inoltre nominato Maestro di Cappella Onorario.
Ma il fuoco dell’amore fra il Pacini e Paolina durerà poco e fra tanta disperazione dell’amata a causa dei frequenti tradimenti del giovane musicista, meno innamorato di lei, e spesso lontano da lei in quanto impegnato nei vari teatri italiani. La conseguente decisione dell’addolorata Paolina, che lo aveva ricolmato dei suoi benefici, fu di separarsi da lui per ricongiungersi a Firenze con il marito Camillo Borghese. Paolina, ormai seriamente ammalata, passerà gli ultimi tre mesi della sua vita in compagnia del marito; la ricomposizione della coppia era stata richiesta anche dal papa Leone XII. Morì il 9 giugno 1825 e fu sepolta a Roma nella cripta della Cappella Borghese. Maria Luisa, l’amica tanto diversa da Paolina nel carattere e nei costumi, era già scomparsa un anno prima di lei.
A Viareggio resterà la sua villa, oggi Villa Museo Paolina Bonaparte dove dal 1944 è l’Atelier di Alfredo Catarsini.
Destino vuole che Catarsini abbia le sue opere custodite in due dimore delle sorelle Bonaparte, a Lucca in Palazzo Ducale e a Viareggio nella villa di Paolina.

LUCCA CITTA’ D’ARTE
Città da sempre fieramente libera e arricchita moltissimo dall’opera feconda di mercanti e banchieri, dal tardo Medio Evo all’Ottocento si arricchisce di opere architettoniche magnifiche, basti pensare alle chiese quali il Duomo, San Michele e San Frediano.
Qui operarono alcuni scultori, tra i quali Jacopo della Quercia (1300), Matteo Civitali (1400), Giambologna (1500-1600) che dotarono la città di altari straordinari. Tra i pittori va ricordato Pietro Paolini (1600) che istituì la prima Accademia di pittura antesignana della moderna e importante Scuola d’Arte.
Nel ‘700 fiorì poi l’attività di Pompeo Batoni, lucchese, che divenne famosissimo a Roma e a Londra nella ritrattistica. Significativi anche i lavori di Paolo Guidotti, primo allievo di Caravaggio e Agostino Tofanelli (1700) definito il miglior disegnatore dei suoi tempi.
Dettero opere mirabili a Lucca anche artisti “forestieri” quali Guercino, Tintoretto, Domenico Lombardi, Stagio Stagi, Muzio Oddi, Ghirlandaio, Guido Remi, Andrea Del Sarto, Pontorno, Domenico Beccafumi, Bronzino tutti presenti nella pinacoteca di Lucca, ovvero nel Museo nazionale di Villa Guinigi e nel Museo nazionale di Palazzo Mansi.

I MUSEI NAZIONALI A LUCCA
Il Museo nazionale di Villa Guinigi è collocato nella zona nordorientale della città di Lucca, al di fuori della cinta muraria duecentesca, difesa dal sistema di fortificazioni del secolo XIV, e successivamente inglobata dalle mura cinquecentesche. La Villa, uno dei più antichi e prestigiosi palazzi della città, fu eretta a partire dal 1413 per Paolo Guinigi, signore di Lucca dal 1400 al 1430 e divenne la sua ‘residenza di delizie’. Villa suburbana e residenza estiva di rappresentanza, l’edificio era contornato dall’ampio giardino recintato di cui oggi rimane solo una porzione, sul quale si affacciano il prospetto principale, con il lungo loggiato. Dopo la morte del Guinigi, l’edificio subì gravi danneggiamenti finché nel 1924, venne destinato ad accogliere come Museo civico le varie collezioni cittadine. Nel 1948 fu ceduto allo Stato che provvide al restauro dell’edificio e al nuovo ordinamento delle opere. Fu inaugurato come Museo nazionale nel 1968.
Esso è il museo della città e del suo territorio, in quanto espone la più ricca e interessante concentrazione di opere d’arte prodotte per Lucca da artisti lucchesi e stranieri operanti in città per la committenza ecclesiastica e laica.
Il nucleo principale delle collezioni risale agli indemaniamenti dei beni ecclesiastici precedenti e successivi  all’Unità  d’Italia,  a  cui  poi  si  sono  aggiunti  reperti provenienti dagli scavi in città e sul territorio, nuove acquisizioni, doni e depositi di vari enti.
Il percorso inizia dall’VIII secolo a.C., con la collezione archeologica, per arrivare al Settecento.
Importanti sono i reperti archeologici di epoca etrusca, romana e longobarda, i crocifissi lignei, i dipinti, le sculture e i frammenti lapidei, di epoca romanica, gotica e rinascimentale, provenienti dalle principali chiese lucchesi. Tino da Camaino, Jacopo della Quercia, Francesco di Valdambrino, e Matteo Civitali sono solo alcuni degli scultori rappresentati, così come Angelo Puccinelli, Spinello Aretino, Fra Bartolomeo, Giorgio Vasari, Jacopo Ligozzi, Guido Reni, Lanfranco, e Pompeo Batoni, sono i più celebri autori dei dipinti esposti in museo.
Un museo da visitare per la ricchezza artistica delle sue collezioni, la bellezza e il fascino del luogo.

Il Museo nazionale di Palazzo Mansi, nel cuore del centro storico di Lucca, rappresenta un importante esempio di museo-residenza. Il Palazzo racchiude la secolare storia dell’omonima famiglia gentilizia lucchese che, a partire dal Cinquecento, fu in grado di diversificare i propri interessi affiancando all’attività tradizionale di tipo agricolo e fondiario iniziative commerciali, incrementando notevolmente fortuna economica e prestigio sociale. Di impianto tardo-cinquecentesco, frutto dell’unione di case torri preesistenti, l’edificio fu acquistato nel 1616 da Ascanio Mansi. Nell’operazione di rinnovamento commissionata da Raffaello Mansi all’architetto lucchese Raffaello Mazzanti, e attuata tra il 1686 e il 1691, vennero accorpate le case torri e ristrutturati in un sontuoso stile barocco gli interni del piano nobile. Altri interventi di recupero e di ammodernamento furono realizzati da Luigi Mansi nel corso del Settecento. Il palazzo fu venduto allo Stato nel 1965 e, come Museo nazionale, fu aperto al pubblico nel 1977.
Al piano nobile, nel Salone della Musica, affreschi allegorici esaltano la casata dei Mansi, splendidi arazzi della manifattura di Bruxelles del XVII secolo introducono il visitatore nella Sala dell’Alcova decorata con un raffinatissimo parato tessile in seta ricamato a fiori, frutti e uccelli, e nelle sale adiacenti si aprono gli appartamenti privati arredati con mobili, dipinti e apparati tessili risalenti al Seicento. Al piano si trova anche la Pinacoteca nella quale sono esposti dipinti afferenti a scuole italiane e straniere di autori cinque e seicenteschi, tra i quali emergono opere di Pontormo, Tintoretto, Luca Giordano, Salvator Rosa, solo per citarne alcuni. Al secondo piano sono allestite alcune sale dedicate alla pittura e alla scultura dell’Ottocento e del Novecento, con dipinti di Pompeo Batoni, Bernardino e Pietro Nocchi, gessi di Augusto Passaglia, Alfredo Angeloni ed altri. Ricca è inoltre la sezione tessile che comprende abiti, parati in seta provenienti dai palazzi della nobiltà lucchese, e paramenti liturgici prodotti a Lucca, oltre a tessuti copti donati al Museo dalla famiglia Tongiorgi. Negli ambienti che accoglievano le cucine del palazzo, al piano terra del palazzo, è collocato il Laboratorio di tessitura rustica Maria Niemack, che espone telai e strumenti otto-novecenteschi. Ricca è inoltre la sezione tessile che comprende abiti, parati in seta provenienti dai palazzi della nobiltà lucchese, e paramenti liturgici prodotti a Lucca, oltre a tessuti copti donati al Museo dalla famiglia Tongiorgi. Negli ambienti che accoglievano le cucine del palazzo, al piano terra del palazzo, è collocato il Laboratorio di tessitura rustica Maria Niemack, che espone telai e strumenti otto-novecenteschi. Si offre così ai visitatori la straordinaria possibilità di scoprire la storia della produzione e del commercio di tessuti preziosi su cui Lucca incentrò, già a partire dal XII secolo, tutta l’economia e la ricchezza cittadina, mediante i traffici economici sviluppati nelle principali città del Nord Europa. I Mansi, rispetto ad altre famiglie lucchesi, fecero fortuna un po’ più tardi, ma nel corso del XVII secolo, il periodo della loro massima espansione finanziaria, i loro commerci di sete e stoffe pregiate si estesero alla Francia, Germania, le ricche Fiandre, l’Inghilterra, i Paesi Baltici e perfino sino in Russia.